L’attività giovanile allora molto diffusa e che mi sento di nominare per prima è quella di radioamatore che un bel giorno intraprese mio cugino Nino col quale trascorrevo molto tempo per aiutarlo nella costruzione di radio rice-trasmittenti. L’attività era particolarmente interessante e basata quasi esclusivamente sull’uso di materiale di scambio. Esistevano i campi i ARAR dove erano immagazzinati, per essere venduti, tutti i residuati della guerra ivi compresi quelli inerenti al settore che ci interessava. Potevamo quindi comprare, a modico prezzo, i componenti di base come i trasformatori, le valvole termoioniche, le resistenze ed i condensatori di recupero delle forze armate americane e con quelli costruire le nostre radio o parti di radio che poi scambiavamo con gli altri ragazzi. In questo modo mio cugino, con il mio aiuto, alla fine riuscì a costruire una potente ricetrasmittente ad onde corte con la quale poter parlare con altri radioamatori anche lontanissimi. Era durante le notti particolarmente fortunate per l’ottima propagazione delle onde radio, favorita dalla posizione elevata di Quero e dell’antenna cioè di quel lungo filo di rame che, di nascosto, avevamo teso tra due camini sopra i tetti delle case di Via Nazionale, che riuscivamo ad arrivare anche in Argentina e scambiare lunghe chiacchierate in dialetto veneto che, come noto, è abbastanza simile allo spagnolo, lingua ufficiale di quelle terre. La conversazione verteva principalmente sulle caratteristiche delle rispettive apparecchiature e sulle modalità di trasmissione e di ricezione ed era facilitata dall’uso di molte abbreviazioni di termini tecnici, vere e proprie sigle note a tutti gli appassionati. L’avvenuta conversazione veniva spesso confermata da uno scambio di cartoline, le cosiddette QSL, sulle quali, oltre alla sigla che individua univocamente ogni radioamatore come ad esempio “I1CIX ” assegnata a Nino, erano stampati, a colori, svariati simboli che contribuivano ad abbellirla. Dopo qualche mese dall’inizio delle nostre trasmissioni radio, tutte le pareti del laboratorio di Nino risultavano totalmente tappezzate di vistose cartoline QSL provenienti da tutt’Italia e dall’estero e che mostravamo con orgoglio agli amici.
Interessante riportare la costituzione di alcuni elementi base delle nostre radio di quei tempi, mentre non è possibile far dei confronti con le radio attuali costituite da minuscoli e del tutto misteriosi componenti. Ad esempio per la ricerca delle lunghezze d’onda in cui operare sia in trasmissione e sia in ricezione nei nostri apparecchi figurava il “condensatore variabile” costituito da una serie di lamelle semicircolari che, mosse dalla relativa manopola, si interponevano ad una seconda serie per variare la lunghezza d’onda in uso.
Allora, infatti si agiva sulla lunghezza delle onde radio mentre oggi è la frequenza delle medesime onde l’elemento che caratterizza ogni trasmissione. Un componente essenziale delle nostre radio erano le valvole termoioniche: una specie di lampadina con un filamento rosso incandescente dal quale uscivano gli elettroni che, per raggiungere la placca, dovevano attraversare più griglie sulle quali erano filtratii vari segnali per essere elaborati. C’erano poi condensatori e le resistenze cioè dei cilindretti di qualche millimetro di diametro. Il tutto era da noi montato su un telaio in lamiera di alluminio saldando a stagno tutti i fili. Si capisce come fosse richiesta una buona manualità e precisione nel realizzare gi schemi rilevati sui testi di elettrotecnica. Si capisce anche che tutto ciò non esiste più essendo stato assorbito da una tecnica raffinata ed avanzatissima cui possono accedere solo degli specialisti. Allora era sufficiente una buona praticità, intuito e passione, tutti elementi che noi possedevamo in buona misura, per poter arrivare a costruire apparecchi molto interessanti ed averne una grande soddisfazione.
Anche Nino però ad un certo punto non riuscì a sottrarsi, come tutti gli altri giovani, alla passione per le armi da guerra, coinvolgendo, come vedremo, anche mè in esercizi pericolosi e per nulla confacenti con le mansioni relative alla conduzione del cinema di cui sto discorrendo.
LA RADIO A GALENA = Racconto di Antonio Fucci