Esisteva un tempo a Padova, e forse é così anche attualmente, una via interamente occupata dalle case di noleggio dei film nazionali ed anche di quelli prodotti all’estero: Via Trieste. E’ in tale via che Livio il creatore del cinema, aveva modo di esplicare le sue doti di buon conoscitore della materia scegliendo i film che avrebbero riscosso il miglior successo.
Le pellicole da proiettare a Quero viaggiavano via ferrovia per giungere, provenenti da Padova, alla vicina stazione di Fener qualche giorno prima di quello di utilizzazione. Per il trasporto il film era suddiviso in un numero variabile di piccoli rotoli contenuti in un minimo di sei rotonde scatole metalliche per quelli di minor durata e un massimo di otto o qualche volta dieci e raramente dodici per gli altri. Il tutto racchiuso in una cassa di legno delle dimensioni di circa 60 x 60 x 60 cm.
Per meglio comprendere come avveniva il trasporto della pellicola dalla stazione ferroviaria a Quero, occorre citare la vera passione che, al tempo della nostra storia, dominava la vita della gioventù cioè la motocicletta. In paese esistevano in tutto cinque moto: il dottor Marchesi possedeva una BSA 250 che usava per le sue visite mediche casa per casa, mio cugino Franco, il farmacista, per portare le medicine a Vas aveva una Vespa 125, Carlo e Secondo, i due fortunati con posto di lavoro fisso presso la cartiera di Vas, avevano acquistato due Guzzini 65 rosso fuoco, Gino, un commerciante con una gamba difettosa, era proprietario di una Guzzi 250 la quale, essendo dotata di cambio a mano tramite leva posta di fianco al serbatoio della benzina, gli consentiva di guidare senza l’uso della gamba destra che poteva appoggiare tutta lunga e rigida su un apposito gancio fatto installare nella parte anteriore della moto.
Noi giovani, pur non avendole mai guidate, sapevamo tutto sulle caratteristiche delle cinque moto e sulle modalità da seguire per la guida. Questo perché assumevamo, al riguardo, tutte le possibili informazioni da giornali o direttamente dal proprietario. Molte notizie provenivano da Vico (diminutivo di Lodovico) che aveva l’abitudine di tener d’occhio il dott. Marchesi nelle sue visite a domicilio e, non appena lo vedeva entrare in una casa, si impossessava della sua BSA, allora priva di chiave di avviamento, per fare un rapido giretto ben attento a rimettere a posto la moto prima del ritorno del medico. Un giorno la visita è stata tanto breve che il dott. Marchesi ha fatto in tempo a vedere il rientro della sua moto cavalcata da Vico. Il dottore si arrabbiò molto ma il suo difetto, che lo faceva diventare balbuziente ogni qual volta andava in collera, gli causò una momentanea impossibilità di proseguire nella pronuncia della parola “De – – -linquente”. Vico ebbe l’ardire di dirgli: Dottore, non si preoccupi che, quando avrà finito di parlare, la sua moto sarà bello e a posto!
Questo per dare un’idea di quanto grande era il nostro desiderio di guidare una moto. Il sogno diventò realtà, e per giunta gratis, quando Duilio iniziò a noleggiare uno scooter del tutto nuovo: La Lambretta.
Si trattava di una 125 a due tempi nella quale erano stati modificati il carburatore ed il tubo di scappamento: il primo per aumentarne la resa sia pure a scapito di un eccessivo consumo di carburante, il secondo per modificarne il rumore fino a farlo diventare un assordante ma, per noi, appassionante rombo. E’ stata questa Lambretta che ha consentito alla maggior parte di noi giovani di imparare a guidare il mezzo che tanto ci entusiasmava. Nella giornata decisiva aveva luogo una vera e propria gara tra i giovani che, in cambio del giretto sulla Lambretta presa a noleggio da Livio, si rendevano disponibili per il trasporto dalla stazione della cassa del film legata nel portapacchi dello scooter.
Bisogna ora tener presente che nella stessa stazione di Fener arrivavano anche i film destinati ad un altro cinema ben più importante di quello in argomento e precisamente quello di Valdobbiadene. Poiché succedeva spesso che tali film arrivassero da Padova molti giorni prima della data di uso, accadde che l’addetto della stazione si rendesse disponibile a “prestare” la pellicola per una o due giornate al cinema di Quero senza che ciò comportasse alcuna conseguenza negativa per Valdobbiadene. Erano, per Quero, delle giornate di proiezione infrasettimanale, assolutamente non previste ma annunciate dai dischi di musica leggera che, come già spiegato, venivano sempre suonati prima della proiezione e che facevano accorrere i clienti più assidui del cinema i quali, senza sapersene spiegare la ragione, si erano accorti che si davano film ancora più belli di quelli festivi. Per il favore fatto si era soliti corrispondere all’addetto della stazione una piccola somma in danaro.
Un fatto del genere che succedesse ai nostri giorni darebbe il destro per riempire le pagine dei giornali con titoli roboanti come ” Stazione ferroviaria trasformata in agenzia di noleggio film” oppure “La corruzione invade anche le Ferrovie dello Stato”. Nulla di tutto questo!. Le preoccupazioni di quegli anni erano di tutt’altro genere, riguardavano problemi di vitale importanza primo tra tutti il lavoro che mancava totalmente, e fatti, tutto sommato di secondo ordine come questi, anche se ben noti a tutti, erano visti come meri episodi da raccontare per far sorridere. E’ questa una prova in più del grande cambiamento subito in questi pochi anni da una società come la nostra che non può più vivere senza enfatizzare ogni avvenimento anche se insignificante. Come logica conseguenza i moderni mezzi di comunicazione, primi tra tutti i giornali e la televisione, pieni zeppi di notizie scandalistiche ottenute amplificando senza ritegno alcuno gli avvenimenti accaduti, mancano della loro funzione principale che dovrebbe essere quella di diffondere cultura e vera conoscenza!
Quanto detto risulta confermato da un fatto ancora più curioso ed eclatante accaduto alla stazione di Fener ma anch’esso passato sotto silenzio. Una volta vi arrivò, con destinazione Valdobbiadene, un film sulla Vergine Maria che stava riscotendo in tutta Italia un enorme successo. L’addetto ai treni, nel consegnare, per usarla a Quero, la cassa del film sul cui coperchio risaltava, stampato a caratteri cubitali, il titolo del film ben noto a tutti, soppesandola con le braccia per manifestarne un certo apprezzamento, ebbe a dire: questo è un bel film, un film importante e quindi la tariffa è doppia!
L’episodio si commenta da se!.