Come i film venivano scaricati dalla Lambretta e consegnati all’addetto di turno alla macchina da proiezione, aveva luogo un’operazione essenziale e da eseguirsi tramite il dispositivo di riavvolgimento della pellicola consistente in due perni, uno dei quali munito di manovella per la rotazione, nei quali si inserivano due bobine per trasferire, naturalmente a mano, dall’una all’altra, la pellicola stessa.
Normalmente le sale cinematografiche sono dotate di più macchine da proiezione per cui la visione del film, anche se composto da molteplici rotoli di pellicola, avviene senza soluzione di continuità grazie all’avvicendamento automatico delle macchine che si alternano l’una all’altra senza che lo spettatore nemmeno se ne accorga. Un’altra caratteristica che contraddistingue le normali sale cinematografiche è la qualità della pellicola che, essendo di recente costituzione, si presenta in ottimo stato e soprattutto, priva di lesioni di sorta. Ben diverso il caso del cinema in argomento. Qui eravamo in presenza di pellicole per lo più molto vecchie e piene di rotture e di piccole abrasioni e che, dovendo durante la proiezione compiere un percorso irto di ostacoli, di passaggi da un rullo all’altro e di curve anche molto strette come sarà descritto, erano soggette al pericolo che le piccole abrasioni si ingrandissero fino a portare alla rottura totale del nastro.
Altro fattore determinante era la presenza, a Quero, di un’unica macchina da proiezione, che imponeva di collegare assieme ed uno di seguito all’altro tutti i rotoli che componevano un intero tempo del film al fine di consentirne la proiezione senza soluzione di continuità. L’operazione da fare era quindi duplice: da un lato saldare tra di loro le varie parti di uno stesso tempo e riavvolgerle in un’unica bobina, dall’altra verificare la consistenza della pellicola e provvedere alla riparazione degli immancabili guasti e delle abrasioni in modo da evitare nella maniera più assoluta la rottura della pellicola durante la proiezione, rottura dalla quale, oltre ai disagi dello spettatore, sarebbero potuti derivare pericolosi incendi visto e considerato che, come sarà spiegato, era sufficiente che una anche minima particella di celluloide rimanesse per qualche secondo davanti al raggio luminoso perché andasse a fuoco. Il lavoro preparatorio da fare, lungo ed importantissimo, aveva il seguente svolgimento. Ogni parte del film veniva inserita nella bobina smontabile per farla trasferire, utilizzando l’apparecchiatura manuale di riavvolgimento, nella bobina definitiva di proiezione. L’operazione non era così facile come sembra perché durante l’avvolgimento la pellicola doveva scorrere lentamente con i bordi stretti tra pollice e indice della mano sinistra in modo da poterne percepire il benché minimo strappo od irregolarità. Al suo sopraggiungere la rotazione della manovella doveva essere sospesa per dar luogo alla ricognizione della pellicola, scrostatura della emulsione superficiale costituente l’immagine e riparazione del guasto mediante sovrapposizione ed incollatura con acetone, di una piccola porzione di pellicola recuperata da vecchi film inutilizzati. In questo modo oltre a provvedere al restauro delle rotture si doveva ricostruire, ove danneggiata, tutta la dentellatura laterale in modo che fosse assicurato il trascinamento dell’intero film senza intralci da parte delle ruote dentate della macchina.
La pellicola revisionata e restaurata a dovere per tutta la sua lunghezza che andava da un minimo di ben tremila metri ma poteva raggiungere e superare i seimila metri, avvolta nella bobina definitiva era finalmente pronta per la proiezione. La revisione, se effettuata con la massima cura, garantiva, con grande soddisfazione finale del suo artefice, che tutte le successive proiezioni avessero luogo senza rotture del nastro e quindi senza interruzioni di sorta dello spettacolo. Viceversa in caso di rottura della pellicola, oltre a dover arrestate rapidamente la macchina e prestare una attenta sorveglianza delle eventuali fiamme, era consuetudine provvedere immediatamente alla riparazione della rottura con acetone ed inoltre al riavvolgimento di una parte del film già proiettato e la conseguente ripresa della visione previa ripetizione dell’ultima scena già vista.
Da rilevare come il film fosse restituito al noleggiatore in uno stato completamente diverso da quello antecedente, essendo totalmente restaurato dalla lunga, accurata ed efficace azione descritta, azione che, evidentemente, non veniva compiuta da tutti i cinema che lo avevano utilizzato in precedenza. Anche in questo, come accade in svariate vicende della vita, la gente del paesino di montagna in questione, povera e priva di tutto, suppliva con la propria iniziativa e buona volontà, al menefreghismo imperante di altri magari benestanti, senza averne nessun riconoscimento ma restando invece completamente nell’ombra.
E’ il caso di dire che nemmeno al Prealpi, questa tecnica in origine era usata, ma che è stato il sottoscritto ad introdurla allorché è diventato responsabile del funzionamento della macchina, spinto com’era dall’entusiasmo per tale incarico e dal desiderio di avere una proiezione corretta.
Un’altra operazione, questa volta senza problemi alcuno, era il riavvolgimento, anch’esso assolutamente manuale, che occorreva fare subito dopo ciascun passaggio in macchina per riaverla nel giusto verso di utilizzazione.
In una strana occasione il montaggio della pellicola venne interessato da un’operazione tutt’altro che ortodossa. Si trattava di un film girato a Feltre nel quale figurava, quale attrice improvvisata, una ragazza che qualcuno conosceva. Ebbene, constatato il fatto, non si poté far a meno di “rubare” due fotogrammi della pellicola fingendo fosse avvenuta una delle casuali rotture per regalarli alla protagonista dell’avvenimento che non finiva più di ringraziare l’autore del furto.
Un altro episodio non proprio edificante è accaduto quando Secondo il vecchio operatore, si accorse che la pellicola da proiettare era in uno stato di manutenzione disastroso. Iniziate le riparazioni e constatato che più se ne facevano e più ne risultavano di nuove da fare, arrabbiatosi prese bobine e pellicola scaraventandole fuori della porticina che dava su Via Garibaldi facendo far loro un volo di quattro metri con risultati facilmente immaginabili: distruzione della bobina metallica e tremendo ingarbugliamento della pellicola. Sono dovuti intervenire gli altri ragazzi che con pazienza hanno rimesso a posto le cose dipanando il bandolo della matassa cui era ridotta la pellicola, riparandone le inevitabili rotture e quelle della bobina metallica giusto in tempo per le proiezioni.