Uno degli elementi fondamentali per il funzionamento del cinema Prealpi era il poter disporre dell’energia elettrica necessaria. Bisogna anzitutto capire qual’era, in proposito, la reale situazione al momento dell’apertura del Cinema Prealpi. Erano allora attive in Quero alcune attività artigiane, riportate nei capitoli precedenti con qualche colorita digressione atta a rappresentarne alcune caratteristiche originali, il cui assorbimento di energia elettrica era ben modesto e per giunta effettuato durante le ore diurne nel mentre il maggior consumo d’energia era quello serale necessario per alimentare le lampadine elettriche d’illuminazione di cui erano dotate gran parte delle case d’abitazione.
L’apertura del cinema, il cui assorbimento di energia avveniva la sera e quindi in concomitanza con quello relativo alla suddetta illuminazione, introdusse un elemento nuovo che sconvolse tale stato di cose sopratutto a seguito della necessità di produrre la corrente continua e a basso voltaggio necessaria per il funzionamento dell’arco voltaico che dava origine al fascio di luce vivissima necessario per la proiezione.
Ai nostri giorni trasformare la corrente alternata che l’Enel fornisce a tutti i suoi utenti in corrente continua necessaria per gli usi particolari è estremamente facile grazie ai moderni componenti elettronici che sono indistintamente tutti statici e silenziosi. Basti pensare ad esempio alle saldatrici elettriche oggi molto diffuse anche tra coloro che, senza essere dei veri professionisti, si dilettano in piccoli lavori e che sono costituite da un accessorio da collegarsi ad una qualsiasi presa di corrente per avere, senza tanti problemi, la corrente continua necessaria. Non era così al momento della nostra storia: erano allora reperibili solo complicate apparecchiature tutte basate sul moto di qualche loro componente il che aggiungeva nuova spettacolarità alla avventura cinematografica che sto raccontando. L’apparecchiatura del cinema Prealpi era in origine costituita da un grande pannello elettrico dove erano allineate in più righe delle lamelle che vibrando in sintonia con la frequenza della corrente alternata (oggi pari a 52 periodi al secondo ma allora un po’ più lenta) stabilivano in rapida successione il contatto con il conduttore di destra o con quello di sinistra in modo da trasformare la corrente da alternata in pulsante continua. Ne risultava un fastidioso rumore accompagnato da un continuo scintillio che, oltre a costituire un serio pericolo d’incendio, vista la presenza in cabina di tanto materiale altamente infiammabile, produceva un odore poco piacevole.
Tale apparecchiatura è stata ben presto sostituita da un (per quei tempi) modernissimo gruppo convertitore consistente in un motore elettrico avente, accoppiata sullo stesso asse, una dinamo atta appunto a produrre la corrente continua, il quale ovviava a tutti gli inconvenienti prima elencati ma che, di contro, presentava il difetto di richiedere un notevole assorbimento di energia elettrica allo spunto cioè al momento della sua messa in moto che avveniva qualche minuto prima dell’inizio spettacolo.
Ne derivava un improvviso aumento del carico complessivo cui la cabina elettrica della Sade cioè della società che forniva l’energia, evidentemente atta alla sola alimentazione delle lampade d’illuminazione serale d’abitazioni e strade del paese, non era sempre in grado di far fronte. La sua messa in moto se da un lato costituiva l’utile segnale dell’ormai prossimo inizio delle proiezioni, ben noto a gran parte dei cittadini e chiaramente percepibile anche stando a casa propria grazie al breve ma notevole calo di intensità della luce di tutte le lampade accese, dall’altro provocava alle volte la messa fuori servizio dell’intera rete elettrica del paese. L’operazione di avviamento di tale gruppo teneva tutti col fiato sospeso per timore che fosse l’intero paese e gli spettatori del cinema a restare al buio proprio nel momento più interessante della serata e cioè nella fase iniziale delle tanto attese proiezioni. In tale malaugurata ipotesi bisognava in tutta fretta recarsi nel vicino Fener dove risiedeva Rocco l’unico elettricista addetto alla pubblica rete che era sempre disponibile ad inforcare la sua motocicletta per rimettere a posto “le valvole che erano saltate a causa dell’avvio del gruppo convertitore” nella cabina di trasformazione di Quero e così calmare gli spettatori che poco pazientemente, perché al buio, aspettavano l’inizio dello spettacolo.
Ho detto non a sproposito che la richiesta di intervento di Rocco doveva aver luogo recandosi personalmente a Fener perchè allora nessuno, nemmeno l’addetto al controllo e manutenzione di un servizio così importante come quello della distribuzione dell’energia elettrica era dotato di telefono privato.
Io credo che anche questo aspetto della realtà di un tempo, come molti degli altri fatti rilevare nel corso della narrazione, non sia nemmeno paragonabile con la situazione attuale nella quale non si riesce nemmeno ad immaginare una sospensione della fornitura Enel e tanto meno si riuscirebbe a giustificarla se fosse dovuta ad un avvenimento banale come la messa in moto di un motore elettrico di potenza!ità sicuramente non elevatissima.