Tra le attrezzature della cabina di proiezione adattate e corrette, come si è visto, dalla fantasia dei vari operatori che si sono succeduti, non poteva mancare un dispositivo che consentisse, al momento dell’inizio della proiezione, di abbassare gradualmente l’intensità delle luci di sala prima del loro spegnimento totale. E’ questa una regola consolidata (viene attuata sempre anche nelle rappresentazioni teatrali) la quale, oltre che dar tempo agli spettatori di sistemarsi seduti per assistere al film, abitua gradualmente i loro occhi alla luce attenuata della proiezione e, in definitiva, li induce ad apprezzare meglio la proiezione stessa. Si trattava quindi di una necessità sentita e comunemente adottata nei cinema più importanti. Vi si è provveduto, come al solito, con iniziative originali ed economiche anche se non altrettanto valide dal punto di vista della sicurezza (ma questo non rappresentava certo un problema, viste gli altri ben più incombenti pericoli).
E’ utile a questo punto utile ricordare come, ai tempi della nostra storia, il primo e ancora poco diffuso elettrodomestico delle nostre case fosse costituito dal ferro da stiro elettrico. Da rilevare ancora come la riparazione del ferro elettrico da stiro delle nostre mamme venisse normalmente fatta in casa da noi giovani aprendo il ferro stesso e sostituendo la resistenza elettrica bruciata con una nuova reperibile presso qualunque negozio di materiale elettrico. La vecchia resistenza, costituita come quella nuova da due fogli di mica sui quali era avvolto a spirale il filo che, una volta alimentato dall’energia elettrica, diventava incandescente procurando il necessario calore, veniva conservata “perché poteva sempre servire”.
L’apparecchiatura di regolazione dell’illuminazione della sala cinema di Quero di cui si discorre venne, infatti, realizzata fissando sopra una base di legno, una metà di una di tali resistenze di ricupero, lungo le cui spire venne sistemato un pattino scorrevole costituito da una molla fissata su un listello anch’esso di legno che poteva, nella sua corsa, interessare tutta o parte della resistenza stessa. In pratica al momento di spegnere le luci di sala si incominciava a far scorrere, naturalmente a mano, il pattino sulla resistenza la quale, diventando rossa, assorbiva progressivamente la corrente delle luci spegnendole piano piano fino ad arrivare al buio totale. E’ vero che la resistenza, diventata incandescente, costituiva, in presenza di tanto materiale infiammabile, un serio pericolo di incendio, era però sufficiente compiere l’intera operazione di spegnimento in un tempo relativamente breve e con la dovuta attenzione, perché non avesse a prodursi alcun inconveniente serio.