Un’attrezzatura di cui era dotato il cinema consentiva di suonare tramite un altoparlante installato su una finestra della ex soffitta e quindi direttamente sulla pubblica via esternamente alla sala, dei dischi di musica leggera per un quarto d’ora precedentemente all’inizio delle proiezioni. Era questa una procedura della massima importanza non solo perché la pubblicità dei film normalmente fatta lasciava a desiderare ma soprattutto perché, come accennato in altra parte, accadeva spesso di improvvisare delle proiezioni infrasettimanali straordinarie per le quali era necessario un mezzo che, come quello in questione, fosse in grado di diffondere in paese e all’ultimo momento la lieta novella.
Si può affermare che la vita del paese non era organizzata, come oggi accade, in funzione dei vari orari che la contraddistinguono nei diversi momenti della giornata anche perché gli orologi personali erano poco diffusi, quanto piuttosto da due mezzi acustici: da un lato le campane che avvertivano la popolazione di tutti i principali avvenimenti della comunità paesana come la messa, l’ora del pranzo (mezzogiorno), la cena (l’ave maria serale), i matrimoni, le nascite e le morti ecc., dall’altro lato il suono dei dischi che avvertiva del prossimo inizio delle proiezioni cinematografiche. Da rilevare ancora una volta quanto il comportamento, le abitudini, le attrezzature da usarsi sia nel divertimento che nel lavoro, i mezzi di trasporto e comunicazione, in poche parole tutto ciò che ci circondava e condizionava il vivere di quegli anni si differenziasse da quello dell’epoca attuale.
Ai nostri giorni per poter diffondere in pubblico della musica, occorre averne l’autorizzazione ed inoltre seguire determinate regole aventi lo scopo di far pervenire agli autori, ai cantanti e in genere a tutti coloro che hanno contribuito alla produzione dei brani musicali suonati dei quali è necessario anche tenere l’elenco aggiornato, il giusto compenso. Certamente le disposizioni che determinano tali obblighi esistevano già all’epoca di cui si discorre, allora però si era abituati a rispettarne solo una minima parte probabilmente per un tacito accordo con l’apparato pubblico che avrebbe dovuto far applicare tutte le leggi ma che, in realtà, chiudeva deliberatamente un occhio sulle infrazioni minori come quella in oggetto essendo, in effetti, i dischi fatti suonare in piena libertà e senza comunicare nulla a chicchessia nè versare denaro a qualunque titolo.
Anche le apparecchiature utilizzate per tale scopo erano, come tutto il resto, straordinarie e tutt’affatto particolari. Gli impianti di riproduzione sonora che sono oggi in uso corrente consistono in sofisticate apparecchiature dotate, tra l’altro, di braccetto di lettura delle tracce del disco estremamente leggero e con minuscola testina e puntina in metallo speciale di lunga durata, il tutto atto a sfiorare il solco dei dischi senza apportarvi alcun danno. Qui si aveva a che fare, invece, con un grammofono meccanico, un tempo funzionante a manovella e mediante la classica tromba di amplificazione del suono prodotto da un diaframma mosso direttamente da una puntina di tipo intercambiabile che strisciava nel solco del disco. Tale grammofono era stato artigianalmente trasformato per funzionare elettricamente collegato con l’amplificatore della macchina da proiezione e quindi con l’altoparlante. Allo scopo la testina sensibile del grammofono era stata sostituita da un pick-up magnetico anch’esso funzionante mediante puntina intercambiabile in acciaio, in pratica una specie di spillo della lunghezza di circa un centimetro che, in teoria, si sarebbe dovuto cambiare ogniqualvolta veniva sostituito il disco da ascoltare.
A questo riguardo occorre raccontare un episodio significativo. Secondo, l’anziano esperto nel funzionamento della macchina da proiezione, che praticamente è stato il maestro di tutti gli altri, nel consegnare assieme al resto anche il giradischi, ha dato queste testuali raccomandazioni (che si raccontava avesse a sua volta imparato da un vecchio film con Carlo Campanini). “Questo è il giradischi e queste sono le puntine di ricambio. Dicono che bisogna ad ogni disco che si suona cambiare la puntina. Io non la cambio mai ed essa suona sempre!”
Ma torniamo alla interessante descrizione delle trasformazioni apportate al grammofono.
Il nuovo pick-up era applicato alla prima parte della tromba di amplificazione del suono costituita da due grosse e snodabili tubazioni curve in lamierino di ottone che venivano a formare il braccio di lettura del disco. La rimanente parte della tromba o meglio il trombone in lamierino orientabile verso l’uditorio, diventato inutile perché il suono doveva invece essere emesso dall’altoparlante, era stato eliminato. A questo punto si era dovuto sostituire, con un’operazione tutt’altro che facile considerata la notevole differenza tra i due oggetti, il motore a molla di cui era in origine dotato il grammofono con un motorino elettrico che ne assicurasse la rotazione senza bisogno di continue ricariche manuali. Un buon elettricista-meccanico aveva provveduto alla bisogna costruendo al tornio le pulegge necessarie perché il disco, mosso da una piccola cinghia in gomma, girasse alla velocità allora di rito e cioè a 78 giri al minuto. In realtà le pulegge, vista l’incertezza nel risultato finale, erano state prudenzialmente dimensionate per avere una velocità leggermente superiore a quella richiesta visto e considerato che il grammofono era di per sé dotato di un dispositivo di regolazione costruito per il motore a molla la cui potenza era variabile da un minuto all’altro in base alla carica residua, e costituito da un grande giroscopio che, in virtù della forza centrifuga, ad ogni eccesso di velocità provocava un aumento di diametro andando a strisciare su un apposito pattino atto a riportare la velocità stessa entro valori accettabili. Considerato poi che la posizione del pattino era regolabile tramite una levetta, era stato abbastanza agevole determinarne la posizione definitiva ascoltando alcuni dischi di musiche note e provando ad accelerare o a diminuire la velocità di rotazione fino ad ottenere, per tentativi successivi, quella che, all’orecchio attento di alcuni ascoltatori, era ritenuta ottimale.
A questo punto la trasformazione era completa e l’antiquato grammofono risultava modernizzato fino ad ottenere un rivoluzionario, per quel periodo, giradischi in grado di funzionare senza bisogno di continua ricarica manuale e con suono riprodotto tramite altoparlante.
In realtà il giradischi era un monumentale apparecchio dotato di braccetto e testina di lettura pesantissimi sulla quale, per giunta, veniva solo raramente cambiata la puntina, mosso da un motorino elettrico avente una velocità eccessiva ma costantemente frenata da un vistoso giroscopio. Il risultato pratico era il rapido deterioramento dei dischi che finivano tutti per essere caratterizzati da un fastidioso rumore di fondo ma che, nonostante tutto, erano in grado di svolgere benissimo il compito di provocare un intenso fruscio normalmente coperto dalla musica ma comunque atto ad avvertire la gente dell’imminente inizio degli spettacoli.
Da aggiungere la descrizione dell’ultima attrezzatura: l’amplificatore. Si trattava di un Allocchio Bacchini a valvole termoioniche che nulla aveva a vedere con i moderni circuiti a schede elettroniche. Aveva però il pregio di un sonoro perfetto e di non presentare alcun problema in caso di guasti: era sufficiente sostituire la valvola esaurita con altra identica e allora facilmente reperibile in commercio.
Anche gli altoparlanti che diffondevano in sala o nel cortile all’aperto il sonoro erano dei monumentali apparecchi dotati di propria alimentazione elettrica a valvole termoioniche ma in grado, come gli altri componenti elettromeccanici, di dare un risultato perfetto. Unico problema, dato dal notevole peso, era il trasporto all’aperto per le proiezioni estive durante le serate di bel tempo e del ricovero all’asciutto in caso di sopravvenuta pioggia.