IL NUOVO CINEMA PREALPI

Mons. Don Angelo Maddalon

 

Il nuovo cinema in fase di costruzione

 

 

Il nuovo Cinema Prealpi

 

 

Mons. Don Angelo Maddalon assieme ai dirigenti dell’Impresa Muccioli e Contri che nel 1959 sta costruendo la galleria Enel sotto l’abitato di Quero

 

 

Consegna di un premio a Mons. Don Angelo Maddalon. Sono presenti l’on. Fusaro, il prof. Bressa, il cav. Miuzzi

 

Nell’anno 1965 Monsignor Don Angelo Maddalon, arciprete di Quero dal 1944 al 1967 cui vanno riconosciuti, oltre ad indubbie qualità nel modo di adempiere ai vari impegni religiosi, anche il merito di aver arrichito Quero di importanti opere tra le quali primeggia la casa di riposo per anziani, decise di costruire il nuovo cinema Prealpi destinato, in teoria, a ripetere i grandi successi dell’omonima sala di cui si è ampiamente parlato ed utilizzando, per il nuovo importante edificio destinato a dar lustro a tutto il paese di Quero e a quelli vicini, l’area di proprietà della Chiesa posta tra la stessa chiesa e la casa del cappellano. Si trattava di un appezzamento prezioso nel quale tutti noi, da giovani, abbiamo passato gran parte del nostro tempo libero in giochi vari. A tutta prima appariva un grave errore occupare tale area con una costruzione che male si incastrava tra i vicini edifici: la chiesa da una parte e le case di civile abitazione dall’altra. L’andamento reale della vicenda confermò, più avanti, questa tesi: l’aver concesso di costruire quell’opera costituisce una ulteriore prova delle responsabilità che gravano su tutti, privati e pubbliche autorità per i danni ambientali provocati al paese di Quero.
I lavori iniziarono comunque e venne realizzato un moderno cinema con tutte le carte in regola sia per la sicurezza degli spettatori e la stabilità delle opere atte a resistere anche alle scosse di terremoto. Il cinema venne dotato di modernissime ed automatiche macchine da proiezione. Non sussistevano più problemi di incendio della pellicola per i dispositivi automatici di cui era fornita la cabina ed anche perché la pellicola, non più in celluloide, veniva allora realizzata su supporto plastico assolutamente non combustibile e molto resistente alle abrasioni e rotture. L’operatore della macchina vedeva così risolti gran parte dei suoi problemi: non c’erano più pellicole da spegnere con le mani essendo il supporto non infiammabile, non più carboni da regolare manualmente: le nuove macchine erano dotate di tutti gli automatismi che intervenivano in caso di disservizi, addirittura non esistevano più i carboni sostituiti da potentissime lampade che non abbisognavano di alcun intervento manuale. Non era più necessario eseguire il controllo e restauro della pellicola durante il suo montaggio, addirittura non serviva più il montaggio grazie alla presenza di due macchine da proiezione che potevano funzionare con sincronismo. Gli spettatori non avevano più a disposizione sedie impagliate ma moderne poltroncine fisse ed imbottite. In poche parole il nuovo cinema era dotato di tutto ciò che occorreva per rendere corretto il funzionamento della proiezione e sicuro l’accesso, la permanenza e l’eventuale fuga degli spettatori.
Ma tutto questo cosa serviva se mancava allora e manca tuttora la materia prima e cioè gli spettatori? Ciò risultò tanto più vero in quanto anche il nuovo cinema, dopo breve tempo, dovette cessare la sua attività ed ora si trova inutilizzato da anni con le moderne macchine ed attrezzature sicuramente assalite dalla ruggine.

 

Mons. Don Angelo Maddalon in visita agli ammalati. Vicino a lui Don Giuseppe Ceccotto parroco di Fener per molti anni

 

Il corteo funebre per Don Angelo Maddalon

 

 

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