In tema di spessori delle due parti principali del violino e cioè della tavola armonica e del fondo, sono necessarie alcune precisazioni. Infatti esiste una relazione diretta e molteplice tra qualità dei legni adoperati e gli spessori stessi. Ad esempio un legno più compatto sia per il suo maggior peso specifico sia per la venatura più fitta, richiede spessori più modesti rispetto a quelli teorici. L’artista risolve questo problema mantenendo in un primo tempo degli spessori maggiorati sia della tavola armonica e sia del fondo e, approffitta della collaborazione preziosa di un professionista specializzato il quale provoca, tramite apposita attrezzatura collegata al computer, delle vibrazioni sonore dei due elementi citati, rileva la qualità delle onde sonore emesse e definisce, tramite apposito e collaudato programma, zona per zona gli spessori definitivi atti a garantire il risultato finale. Lorenzini provvede quindi ad un accurato ritocco delle superfici fino a riportarle agli spessor ed alle forme ottimali derivate dalle indicazione avute, come detto al computer. Il collaudo finale lo fa Lorenzini stesso guardando controluce per trasparenza sia la tavola armonica che il fondo ed ascoltandone con il suo esperto orecchio la risonanza.
Sulla sinistra della foto è raffigurato, sopra al ponticello, un elemento essenziale per la funzionalità del violino: l’anima. Si tratta di un piccolo cilindro in legno di ottima qualità che, tagliato a misura, verrà inserito all’interno del violino incastrandolo tra tavola armonica e fondo in una ben definita posizione al sotto della corda “mi”. Per fare questa operazione viene utilizzato l’attrezzo metallico a forma di serpente visibile nella foto. L’anima, incastrata nell’attrezzo che a tale scopo ha un’estremità a scalpello, verrà introdotta e posizionata con cura attraverso uno dei due intagli ad effe. Nel posizionamento deve essere curato anche l’orientamento della venatura lignea dell’anima che deve rigorosamente essere perpendicolare all’asse longitudinale del violino.
Sulla destra della foto figurano due attrezzi che servono per perfezionare i piroli. Quello con manico in legno più a sinistra si chiama alisvare (alesatore) e viene usato per regolare i fori del riccio che conterranno i piroli. L’altro attrezzo è una specie di temperamatite multiplo e serve per adattare la superficie conica dei piroli ai fori stessi.