SULLA RIORGANIZZAZIONE E RAZIONALIZZAZIONE DEGLI ACQUEDOTTI ITALIANI

1)PREMESSA

Uno degli scopi primari delle leggi che attualmente regolano il ciclo dell’acqua nella sua interezza dovrebbe essere quello di riorganizzare i sistemi acquedottistici italiani che, sorti caoticamente e con modalità diversificate nell’ultimo mezzo secolo, ora necessitano di una vera rivoluzione di costituzione e di gestione. A quanto risulta a chi scrive, a tutt’oggi la razionalizzazione dei vari ATO è invece consistita nella sola unificazione amministrativa mentre dal punto di vista tecnico si sono generalmente conservati i complessi acquedottistici preesistenti limitando tutt’al più gli interventi alla costruzione di collettori di collegamento tra un acquedotto e l’altro aventi lo scopo di consentire l’interscambio di volumi idrici senz’altro utili ma che rappresentano un risultato ben diverso da quanto la legge auspica. Costituisce la prova eclatante di un vero fallimento delle procedure adottate, il persistere di enormi perdite occulte in tutti i complessi acquedottistici italiani, perdite cui si vorrebbe porre rimedio con la tecnica della distrettualizzazione, tanto reclamizzata anche all’estero, ma che, a giudizio dello scrivente, fornisce una ulteriore prova di incapacità di trovare soluzioni valide dei difetti di cui si è detto.
Non è possibile che, per risolvere dei problemi sia pur gravi come quello delle enormi perdite, si debba ricorrere a spezzettare le reti magliate distruggendone ciò che di più importante esse possiedono e cioè il magliaggio diffuso e ricco di interconnessioni, in definitiva annullandone consistenti benefici in fatto di sicurezza, di regolarizzazione della pressione di esercizio e di riduzione perdite di carico !
È questo il motivo della costante e diffusa ricerca di nuove modalità di adduzione e distribuzione d’acqua tra le quali rientra anche l’oggetto della presente nota che può anche considerarsi troppo avventata ma che perlomeno fornisce idee nuove che, riviste e rielaborate, possono far intravedere le necessarie soluzioni acquedottistiche nuove.

 

2) CARATTERISTICHE GENERALI DELLA SOLUZIONE PROPOSTA

La soluzione che viene qui proposta per razionalizzare in contemporanea i complessi acquedottistici di un intero ATO o, meglio, di più ATO tra di loro adiacenti prevede:

2.1) L’inserimento nelle varie reti di distribuzione preesistenti di una rete di adduzione magliata che copre l’intero territorio e nella quale immettono la loro portata tutti i centri di produzione esistenti e quelli di nuova progettazione con pompaggio in diretta a pressione variabile. La rete di adduzione alimenta i serbatoi a terra di compensazione giornaliera ubicati in prossimità dei serbatoi idropneumatici di cui al seguente n. 3) con regolazione automatica della mandata (sia a gravità e sia a sollevamento meccanico) non a massimo riempimento dei serbatoi di arrivo ma sulla base del diagramma giornaliero dei livelli da mantenere nei serbatoi di compenso stessi secondo una regola particolare che si può definire turnaria come sarà descritto in dettaglio nei seguenti cap. 4 e cap 5. In questo modo la portata d’acqua da produrre si avvicina alla media giornaliera nei giorni di consumo massimo mentre negli altri giorni si ha addirittura una portata notturna maggiore di quella diurna (vedi altri articoli nel presente sito ) con vantaggi sia economici sia di esercizio delle falde o di prelievo da fiumi. La rete di adduzione sarà interamente utilizzata per l’alimentazione a turno di ogni singolo serbatoio rendendo possibile adeguare di volta in volta le condizioni di trasporto dell’acqua in funzione delle caratteristiche del serbatoio in corso di alimentazione e soltanto di esso ma con le particolari modalità aggiuntive di cui al citato cap. 4. Anche l’immissione nella menzionata rete di adduzione da parte dei centri di produzione sarà di tipo turnario.

2.2) L’ inserimento nelle reti di distribuzione di opportune condotte di stabilizzazione sulla base della configurazione altimetrica del territorio e ad un determinato intervallo di quota definito secondo le precise modalità di cui al seguito essendo ciascuna di tali condotte di stabilizzazione caratterizzata da un percorso con punti di intersezione e di collegamento idraulico con la rete di distribuzione esistente tassativamente ubicati lungo una stessa curva di livello. La regolazione della pressione, fascia per fascia, ha luogo tramite immissione o prelievo della portata a seconda che si debba rispettivamente alzare o abbassare la pressione. Le fasce saranno poste ad intervalli altimetrici atti a garantire l’ottenimento di una superficie piezometrica generale parallela al suolo e di quota regolabile in modo da poter avere di notte e durante i periodi di bassi consumi una pressione inferiore a quella da mantenere durante i forti consumi giornalieri.
Un esempio di regolazione della pressione di rete dello stesso tipo di quello enunciato è visibile sull’articolo “La rete integrata nel territorio” visibile su questo stesso sito

2.3) L’inserimento nella rete di distribuzione di impianti di alimentazione delle condotte stabilizzatrici costituiti da serbatoio di compenso giornaliero a terra a sua volta alimentato dalla rete di adduzione secondo le modalità indicate al precedente punto 2.1), impianti composti da una stazione di sollevamento con pompe a velocità variabile ed immissione diretta in rete, da un serbatoio idropneumatico per ogni fascia che regolarizza pressione e portata ed inoltre che è atto a coprire le punte orarie costituendo una efficace riserva d’acqua in pressione pronta ad entrare in rete in caso di disservizi. Le pompe sono regolate sulla base del prefissato diagramma delle pressioni da mantenere in rete e correttamente tenuta sotto controllo nei punti caratteristici durante tutte le 24 della giornata tipo con alcune regole suppletive di cui al seguente cap. 3.
Si riportano, solo a titolo indicativo, tre figure che rappresentano in planimetria delle reti esistenti e due ipotesi di razionalizzazione ottenute con le modalità oggetto della presente nota.


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Figura 1 = esempio di reti unificate ed alimentate da vasca di carico

 

 

Figura 2 = Primo esempio di razionalizzazione della rete di cui alla figura 1

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Figura 3 = secondo esempkio di razionalizzazione

 

3) LA REGOLAZIONE DELLA RETE MAGLIATA DI ADDUZIONE

Il risultato da raggiungere con la rete di adduzione consiste nell’alimentare, con una portata che si avvicini a quella di consumo medio giornaliero, tutti i serbatoi di accumulo sparsi in un ampio territorio ed a quote altimetriche differenziate utilizzando in maniera razionale tutti gli impianti di produzione.
Il sistema acquedottistico generalmente adottato in casi simili consiste in una rete magliata o ramificata funzionante ad una pressione di pompaggio che dipende essenzialmente dal serbatoio di arrivo posto in posizione più elevata o comunque nella condizione idraulicamente più sfavorevole nel mentre, per l’alimentazione di tutti gli altri serbatoi, si usa dissipare il carico sovrabbondante tramite regolazione della valvola di immissione. Si tratta, evidentemente, di una modalità tacciata da un intollerabile dispendio energetico per cui, con il presente lavoro, si tenta di trovare una soluzione più razionale ed economica.
Un diverso schema idrico, anch’esso molto in uso, si basa sulla la realizzazione di molteplici e diversificati sistemi di adduzione ognuno dei quali avente caratteristiche specifiche adatte ad un solo serbatoio o a più serbatoi aventi caratteristiche analoghe, ma anche tale schema non è scevro da inconvenienti primo tra tutti la proliferazione delle condotte adduttrici in sostituzione della una singola rete magliata che forma l’oggetto della presente proposta.
Risulta evidente che qualora una stessa rete potesse invece essere usata in esclusiva per alimentare un solo serbatoio si otterrebbero vantaggi notevolissimi dati dalla assenza di dissipazioni energetiche del tipo di quelle prima indicate, dalla sicurezza di esercizio e dalle modeste perdite di carico che sono le caratteristiche fondamentali delle reti magliate. Sono questi i vantaggi che si vuole qui ottenere utilizzando da sola la rete magliata in progetto e destinandola ad alimentare alternativamente un serbatoio per volta ad iniziare in primis da quello posto a quota altimetrica inferiore o che comunque presenti le migliori condizioni idrauliche di alimentazione e che chiameremo serbatoio di base per passare, uno di seguito all’altro, a tutti gli altri. Il ciclo di immissioni si chiude con il ritorno al primo serbatoio, per ripetersi in una ininterrotta successione.
Per ciascun serbatoio è prefissato il diagramma di riempimento-svuotamento delle giornata tipo tenendo però presente la sequenza già spiegata in base alla quale l’immissione si alterna in successione dall’uno all’altro essendo tutta la rete di adduzione utilizzata per alimentare un solo serbatoio per volta. Il grafico dei livelli reali di ogni serbatoio sarà quindi del tipo a dente di sega con caratteristiche del tutto particolari. In pratica in tutti i serbatoi, escluso quello di base, sarà prefissata una unica curva teorica dei livelli e tale da prevedere, ad esempio, che alle ore 22 della sera abbia inizio la fase di riempimento con un gradiente maggiore per le ore immediatamente successive che statisticamente presentano meno consumi da parte dell’utenza, e fine del riempimento alle ore 6 del mattino dopo con invaso al massimo livello. Successivamente è prevista la fase discendente di svuotamento con un calo di livello più marcato nelle ore di maggior consumo (ad esempio dalle 9 alle 11 ) per finire con diminuzioni inferiori alle ore 22 dove il ciclo si chiude per ripartire immediatamente da capo.

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Figura 5 = Diagramma giornaliero dei livelli di tutti i serbatoi

 

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Figura n. 6 = diagramma giornaliero dei livelli del serbatoio n.1

 

 

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Figura n. 7 = diagramma giornaliero dei livelli del serbatoio n.2
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Figura n. 8 = diagramma giornaliero dei livelli del serbatoio n. 13

 

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Figura n. 9 = diagramma giornaliero dei livelli del serbatoio n. 4

 

 

 

Sono riportate in colore blu le curve prefissate di riempimento dei serbatoi: quella superiore determina la fine dell’immissione in serbatoio. Con vari colori sono indicati i livelli dei quattro serbatoi durante una giornata titpo. La curva blu inferiore, presente solo nel serbatoio n.1, fornisce i dati necessari per fissare la portata della pompa.


Il grafico del serbatoio base si differenzia dagli altri in quanto riporta più in basso una seconda curva parallela che chiamiamo curva di richiamo la quale ha lo scopo di fornire gli elementi per regolare automaticamente l’intero ciclo di alimentazione ed in dettaglio la velocità che la pompa deve assicurare minuto per minuto onde garantire una portata costante per tutta la durata del ciclo.
Il grafico effettivo dei livelli di ciascun serbatoio, come detto avente un andamento a dente di sega, avrà tutti i vertici superiori, o vertici di fine del pompaggio, posizionati sulla linea prefissata dei livelli teorici del serbatoio essendo la loro funzione specifica il comandare l’arresto del pompaggio quando è stata raggiunta la curva prefissata nel mentre in tale istante l’alimentazione passa al serbatoio successivo. Invece quelli inferiori, chiamati punti critici, sono casuali in quanto determinati dal reinizio della loro alimentazione a ciclo ultimato. In altri termini ogni serbatoio, ed eccezione di quello n. 1 chiamato di base, inizia a riempirsi nel momento in cui cessa l’alimentazione del serbatoio precedente che ha raggiunto il punto di massimo invaso.
Nei grafico dei livelli sovrapposti dei quattro serbatoi se , per assurdo, la regolazione fosse perfetta, non solo tutti i vertici superiori si troverebbero a giacere sulla curva prefissata dei livelli teorici citata ma altresì tutti i punti critici si troverebbero anch’essi esattamente sulla curva inferiore. Nella realtà i punti critici dei serbatoi, con esclusione del n. 1, non coincideranno affatto con la predetta curva di richiamo (curva inferiore) ma se ne discosteranno fornendo al centro di telecomando l’indicazione, in caso di punto critico posto più in basso della curva di richiamo, di aumento della portata della pompa che rimarrà fissa per tutto il ciclo e di diminuzione di portata nel caso contrario. In altri termini lo scostamento tra punto critico e curva inferiore fornisce l’elemento di determinazione della velocità di rotazione della pompa.


Il procedimento sarà chiarito con l’esempio illustrato anche nelle figure dal n. 4 al n. 8 anche se puramente indicative.
Siano da alimentare in sequenza, tramite rete di adduzione con un solo impianto di sollevamento, n. 4 serbatoi locali di compensazione giornaliera. Il serbatoio base è regolato in funzione della doppia curva giornaliera dei livelli: la superiore determina la fine dell’alimentazione, quella inferiore fornisce gli elementi per aggiornare ad ogni ciclo la portata totale da addurre.
La fase di riempimento inizia alle ore 1.05 (punto 2 ) e termina alle ore 1.40 (punto 3) e quindi in 35 minuti la rete di adduzione è tutta impegnata nell’alimentazione del serbatoio base che in detti 35 minuti sarà portato al suo massimo livello. Da tale momento e fino alle ore 3.10 la rete alimenterà gli altri tre serbatoi e quindi quello di base potrà rifornire la propria rete solo sfruttando il proprio invaso. Siamo in periodo notturno con bassa richiesta dell’utenza e un calo modesto di livello.
Alle ore 1.40 tutta la portata della rete di adduzione è immessa nel serbatoio n. 2 (punto 4) e vi rimane fino alle ore 1.88 (definita in decimi di ora), per passare al serbatoio 3 dalle 1:88 ( punto 6) e restarvi fino alle 2.56 (p. 7) ed infine all’ultimo serbatoio dalle 2.56 (p.8) alle 3.10 (p. 9). Il primo ciclo finisce alle 3.10 ed in tale istante si riprende dal serbatoio base (punto 10). A questo punto il sistema esamina la posizione del punto 10 e, in base allo scostamento rispetto alla curva inferiore, determina la decelerazione da imprimere alla velocità di rotazione della pompa onde tendere a colmare il divario constatato e considerato che il punto 10 si trova in posizione superiore rispetto a quella di riscontro. Il periodo in esame è quello notturno con bassi consumi ed elevati volumi di accumulo nei quattro serbatoi. Le cose proseguono in maniera analoga fino a circa le ore 7 quando iniziano i consumi elevati dell’utenza ed i serbatoi iniziano a dare il loro contributo in rete. I tempi e le portate in gioco variano notevolmente. Per esempio se esaminiamo i punti 18-19 notiamo come sia diminuita la portata immessa in serbatoio e quindi la fase di ripristino dell’invaso sia di ben ore 1.10 (dalle 4.41 alle 5.51) e noteremo soprattutto come il serbatoio base rimanga senza immissione di sorta per ben ore 3.80 (cioé fino alle 5.51). Infatti è in questo periodo che il serbatoio di compenso deve fornire il suo più importante contributo alla rete essendone prefissato a tale scopo un notevole svuotamento.
I cicli di alimentazione dei serbatoi continuano in maniera analoga per tutte le 24 ore della giornata tipo mantenendo la caratteristica impostazione che impone lo sfruttamento di tutta la capacità utile in tutte le giornate ivi comprese quelle di basso consumo. Da notare come il sistema imponga una portata totale immessa in rete con valore costante per tutta la durata del ciclo, valore che viene aggiornato alla fine del ciclo stesso ottenendo mediamente una portata che si avvicina a quella media oraria di consumo tenendo però in debito conto l’escursione obbligatoria del livello di tutti i serbatoi. Si noterà come alcuni punti, come ad esempio i n. 18, 50, 66, vadano a cadere superiormente alla curva di richiamo e quindi provocano una diminuzione di portata mentre altri punti (ad esempio i n. 2,10, 26, 42) essendo inferiori determinano una maggiorazione di portata. Il punto 34 giace esattamente sulla curva e quindi non impone alcuna variazione di portata della pompa.
Il funzionamento dell’esempio descritto può essere così riepilogato.
Il riempimento dei quattro serbatoi segue una regola prefissata che ne prevede sia il riempimento che lo svuotamento preimpostati, secondo un turno ripetitivo e tramite una sola rete magliata di adduzione alimentata da una pompa a velocità variabile. La pompa mantiene durante ognuno dei cicli di alimentazione dal primo al quarto serbatoio la stessa portata essendo tale portata fissa la condizione che la pompa deve soddisfare variando, se necessario, la propria velocità di rotazione. Alla fine del ciclo il sistema provvede a determinare la nuova portata che la pompa dovrà mantenere nel ciclo successivo.
Si fa rilevare come il sistema sia in grado di affrontare anche situazioni particolari o di emergenza. Ad esempio in caso di consumi eccezionalmente bassi si avrà un riempimento dei serbatoi molto veloce che, a fine ciclo, determinerà una ubicazione del punto critico molto più alto della curva di regolazione e, di conseguenza, una notevole decelerazione della pompa. Nel caso opposto di eccezionale consumo si verificherà una rilevante accelerazione della pompa o, addirittura, la messa in moto di una seconda pompa più potente.

 

4) RETE CON IMPIANTI DI PRODUZIONE MULTIPLI E DIVERSIFICATI

Poter contare su molteplici impianti atti all’alimentazione di uno stesso complesso acquedottistico, costituisce un fattore di grande sicurezza soprattutto quando si può disporre di impianti diversificati sia per le modalità di captazione e produzione dell’acqua potabile e sia per la sua ubicazione e quota altimetrica. Ad esempio uno stesso insieme acquedottistico che potesse usufruire contemporaneamente di acqua di falda sotterranea, di acqua di fiume potabilizzata, di acqua di sorgente e di bacino artificiale di alta montagna, costituirebbe un optimum anche se difficilmente raggiungibile. Nella realtà in futuro sarà sicuramente da prevedere che ogni grande acquedotto possa contare, tra quelle elencate, su più di due fonti differenziate ed allora, ferme restando le regole di cui ai precedenti capitoli, sono da stabilire alcune varianti che riguardano soprattutto l’esercizio della rete di adduzione. In dettaglio è la modalità turnaria prima descritta a dover subire delle modifiche in quanto l’alternarsi delle varie azioni riguarderà non solo i serbatoi ma anche i sistemi di produzione e trasporto sia che abbiano luogo tramite pompe a velocità variabile sia direttamente a gravità nel senso che dovranno entrare in funzione uno dopo l’altro quegli impianti che si prestano meglio ad alimentare il serbatoio da rifornire nel momento che si esamina. Ad esempio un impianto di produzione posto alle quote più basse rifornirà i serbatoi anch’essi ubicati alle minori quote. Una volta portati al massimo livelli detti serbatoi bassi non solo l’immissione sarà trasferita a serbatoi posti più in alto, come descritto in precedenza, ma addirittura dovrà essere messo fuori servizio l’impianto basso per far entrare in esercizio quello a quota superiore.
In sostanza ogni centro di produzione immetterà le sue acque nelle grande ed unica rete magliata di adduzione di cui si sono spiegate le caratteristiche, rispettando pedissequamente la sequenza di intervento del ciclo generale di cui si è detto ma con la pregiudiziale di intervenire soltanto quando l’alimentazione interessa i soli serbatoi più vicini o posti alle quote altimetriche che meglio si adattano alla proprie caratteristiche nel mentre dovranno restare inattivi nei restanti casi. Completato il riempimento dei serbatoi di propria pertinenza il centro di produzione, essendo cessata la propria azione di adduzione, accumulerà la sua produzione nel proprio serbatoio in attesa di riprendere la sua emissione al momento opportuno. Nel frattempo sarà entrato in funzione un altro centro di produzione che immette la propria portata nei serbatoi di sua competenza. E’ possibile che, per migliorare ulteriormente la resa della rete di adduzione, in casi particolari siano presenti delle valvole motorizzate e asservite all’impianto centrale di telecontrollo e telecomando che temporaneamente provvedano a sezionare la rete in due o più parti che, limitatamente a tali casi, possono funzionare contemporaneamente ed in maniera indipendente l’una dall’altra. Tale situazione può verificarsi, ad esempio, nel caso di reti di adduzione molto estese oppure che alimentano territori con forti dislivelli in cui le parti estreme rientrano nei casi indicati.
La presenza di rete di adduzione molto grandi consente anche altri tipi di esercizio particolare come ad esempio in caso di fabbisogni eccezionalmente elevati concentrati in una zona specifica che possono essere soddisfatti facendo eccezionalmente lavorare la rete in modo da privilegiare le aree in difficoltà tramite apposite manovre delle valvole motorizzate diffuse in rete.

 

5) LA REGOLAZIONE DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE

Gli acquedotti del territorio da sistemare, in origine costituenti tante entità a sé stanti, nel presente lavoro si presumono tutti interconnessi tramite la rete di adduzione unica ed inoltre vengono muniti di fasce di stabilizzazione della pressione ciascuna delle quali è alimentata da un proprio impianto avente serbatoio di compenso, impianto di sollevamento con pompa a velocità variabile ed un sistema automatico di controllo e comando. In rete sono diffuse nei punti caratteristici gli strumenti di misura e trasmissione della pressione effettiva all’impianto di sollevamento che effettua sempre in automatico la verifica di congruità delle pressioni con quelle del diagramma giornaliero delle pressioni prefissate per tutte le 24 ore provvedendo alla sua regolazione in tempo reale. In pratica si saranno fissate pressioni più basse la notte e più elevate durante la giornata, il tutto derivato da esperienza diretta di funzionamento. Ad esempio possono risultare valide delle pressioni di soli 15 metri sul suolo alla notte dalle ore 1 alle ore 4 per variare opportunamente durante la giornata fino a raggiungere  il valore massimo di metri 35-40 sul suolo alle ore 9 considerato l’orario di massima richiesta. Il fabbisogno sarà soddisfatto dalle portate immesse in serbatoio secondo le regole di cui al punto 4 che prevede serbatoi al massimo livello alle ore 6 ed inoltre che gli stessi serbatoi diano il loro contributo svuotandosi interamente dalle ore 7 alle 22.

6) CONCLUSIONI

Si è descritta una particolare modalità di unificazione e razionalizzazione acquedottistica di ampi territori precedentemente dotati di sistemi di distribuzione idropotabile separati ed indipendenti l’uno dall’altro. Nella ricerca del risultato migliore ci si è preoccupati di rispettare alcune regole fondamentali e principalmente:

1) L’unificazione della alimentazione di tutto il territorio tramite una rete magliata unica che riceve tutta la portata dei vari centri di produzione comunque distribuiti in lungo ed in largo nel territorio garantendo una equa distribuzione delle risorse disponibili. Al fine di ridurre al minimo le perdite di carico necessarie per il trasporto dell’acqua dalla produzione alla distribuzione, la rete di adduzione lavora alternando di volta in volta sia le centrali che la riforniscono d’acqua sia i serbatoi che la ricevono. Infatti sarà scelto in tempo reale il miglior abbinamento tra centrale di produzione e serbatoio d’arrivo secondo una sequenza di cui si sono spiegate le caratteristiche. In particolare, per quanto riguarda i serbatoi di arrivo, è da notare che vengono riforniti a turno uno per volta, usufruendo dell’intera rete di adduzione e provvedendo ad immettervi le portate necessarie a garantire uno sfruttamento razionale con utilizzazione dell’intera capacità di invaso e cioè una buona compensazione nei giorni di alti consumi e una diminuzione della produzione diurna a favore di quella notturna in quelli di bassa richiesta dell’utenza.
2) La razionalizzazione della distribuzione dell’acqua all’utenza cui sarà consegnata con pressioni regolate ora per ora mediante serbatoi i di compenso locali, il pompaggio a velocità variabile asservita alla pressione finale nei punti di consegna ed infine mediante le fasce di stabilizzazione con annessi serbatoi idropneumatici atti a garantire una pressione sempre parallela al suolo e di valore maggiore durante i periodi di più elevato consumo. La diminuzione di pressione di esercizio durante la notte ed in genere i periodi di basso consumo opererà una sostanziale riduzione delle perdite occulte.
3) Assegnando ai serbatoi locali un duplice compito e cioè la compensazione delle portate di cui al precedente punto 1 e la totale autonomia di funzionamento per gli intervalli di tempo nei quali la rete di adduzione è impegnata nel riempimento degli altri serbatoi .

L’applicazione delle modalità di costruzione e di gestione di cui sopra si ritengono adatte a qualsivoglia insieme di acquedotti ma sono soprattutto quelli di pianura a carattere regionale od anche pluriregionale che meglio vi si presterebbero. Ad esempio qualora si volessero unificare acquedotti singoli autonomi e distribuiti in una vastissima area pianeggiante lo scopo sarebbe raggiunto tramite una rete di adduzione molto estesa e munita di numerose interconnessioni sia longitudinale che trasversali atte a di offrire i vantaggi propri delle reti magliate prima fra tutti la sicurezza di esercizio anche in caso di fuori servizio di qualche condotta, le modeste perdite di carico ecc.. Sarebbe possibile applicare le regole descritte sia riguardanti l’utilizzazione turnaria dei vari impianti di produzione e trasporto idrico e sia il riempimento turnario dei serbatoi, ma sarebbe possibile anche praticare delle varianti come ad esempio prevedere che la grande rete di adduzione possa essere, in determinate fasi, suddivisa in più parti con utilizzazione diversificata e varia nel tempo dell’una rispetto all’altra. La stessa suddivisione automatica e variabile nel tempo potrebbe essere utilmente adottata anche in territori con notevoli variazioni altimetriche.
Un importante risultato consiste nella regolazione diffusa della pressione di consegna dell’acqua all’utenza che, anche in territori altimetricamente variegati mantiene un buon parallelismo con il terreno ed un valore di pressione sul suolo sempre ottimale e quindi più elevato nei periodi di maggior consumo e più basso la notte e più generalmente nei periodi di bassa richiesta in modo da favorire l’uso dell’acqua e diminuire le perdite occulte.


Il lettore giunto alla fine di questa nota giudicherà troppo elaborate e quindi inapplicabili nella realtà le modalità proposte per la risoluzione di vari problemi acquedottidtici. Una cosa però è certa. L’aver descritto una modalità di razionalizzazione degli acquedotti totalmente immaginaria come quella che si legge quì sopra e che sicuramente non sarà mai effettivamente applicata, vuole dimostrare le grandi possibilità della moderna tecnica acquedottistica che raffrontate alla realtà degli acquedotti italiani mette in risalto il baratro che le separa.
In sostanza si vuol affermare che è tempo di abbandonare il metodo generalmente usato della vasca di carico presente nella stragrande maggioranza degli acquedotti italiani, dei serbatoi pensili che deturpano le nostre citta provocando solo danni al funzionamento delle reti acquedottistiche, delle pompe a giri fissi che caratterizzanno la maggior parte dei servizi essendo per di più controllate dal sorpassato sistema a galleggiante. E’ tempo di passare a nuove metodologie automatiche basate su una utilizzazione intelligente delle straordinarie tecnologie al giorno d’oggi ampiamente disponibili.

 

NB.: Gli argomenti di questa sezione continuano  nella parte seguente.

 

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