LA CABINA DI PROIEZIONE
Un piccolo vano quadrato con lato di circa 2.5 m. Confinava a nord con la via Garibaldi tramite il muro perimetrale nel quale era ricavata la porticina di sicurezza di cui si è già detto. La porticina, chiusa da uno sportello in lamiera di ferro, era munita di una scala esterna a pioli anch’essa di ferro che dava sulla via stessa. E’ facilmente comprensibile come la facciata esterna dell’edificio, così modificata, presentasse un aspetto tutt’altro che decoroso pur essendo prospiciente su una via centrale come la Via Garibaldi.
LA REGOLAZIONE DELLA LUCE DELLA SALA
Un dispositivo rudimentale, basato su una vecchoia resistenza di un ferro da stiro, era usato ter spegnere attenuando via via l’intensità della luce sala.
LA MACCHINA DA PROIEZIONE
La macchina da proiezione era una straordinaria e, allora, moderna Cinemeccanica IVB, ma, per l’eterna esigenza di economizzare nelle spese, era priva di tutti quegli accessori di automatizzazione del funzionamento che potevano essere sostituiti da azioni manuali.
IL PERCORSO DELLA PELLICOLA
La pellicola dal momento in cui iniziava ad uscire dalla bobina superiore fino a quando rientrava in quella di deposito inferiore dopo aver completato il suo ciclo attivo e cioè aver fornito quell’immagine e quel sonoro che costituivano il film, compiva un percorso assai vario ed interessante per le varie funzioni che era chiamato a svolgere.
UN GRAVE DIFETTO PRONTAMENTE RIPARATO
La corsa della pellicola durangte la proiezione procedeva a continui balzi in avanti intramezzati da brevi soste necessarie per la proiezione. Durante la sosta la pellicola era nascpsta agli spettatori da un ruttore che, ovviamente, doveva essere perfettamente sincronizzato. Alle volte era necessario sistemare tale sincromizzazione pena il difetto di proiezione che viene spiegato nell’articolo
IL RISCALDAMENTO DELLA SALA
L’impianto fisso era costituito da un’unica apparecchiatura posta in prossimità dello schermo e cioè da un contenitore circolare (ex bidone per petrolio) in sottile lamiera del diametro di circa 70 cm alto un metro e venti e che veniva totalmente riempito di segatura di legno lasciando un foro centrale di circa 20 cm dove appiccare il fuoco. Nella segatura erano immersi dei pezzi di legno stagionato che, una volta raggiunti dalle fiamme, si facevano notare per l’improvviso ed accentuato aumento del calore emesso dalla “stufa” con arrossamento del coperchio del bidone e pienamente percepibile visivamente anche dalla sala,
I GIOVANI ED IL CINEMA
Quale modo migliore per poter disporre del personale necessario per l’esercizio del cinema con costi contenuti se non quello di ricorrere ai giovani di Quero i quali lo facevano spinti solo dalla loro grande passione per il cinema.
USO DELLA SALA PER SPETTACOLI VARI
Accadeva non di rado che delle piccole compagnie teatrali, o di altri spettacoli, chiedessero, ottenendola per un modico affitto, la sala per potervi effettuare il proprio lavoro.
IL DECLINO
Col passare degli anni l’entusiasmo per i film andò via via scemando. Il titolare cominciò a trascurare la scelta delle pellicole. Sorsero altri cinema nei paesi vicini con conseguente dispersione della clientela. Il Cinema Prealpi passò ad altri gestori ed ebbe ancora qualche sprazzo di successo con delle serie di film come ad esempio quelli strappalacrime della coppia Amedeo Nazzari -Yvonne Sanson e qualche altra simile.