i media e l’acqua potabile dell’Isola dì’Elba
GALLERIE E GRANDI OPERE SOTTERRANEE – Periodico trimestrale riconosciuto dal C.N.R. della Società Italiana Gallerie – Patron Editore
Nel n. 75 dell’aprile 2005 è riportato in lingua italiana ed inglese un riassunto del progetto di massima con figure allegate
IL TIRRENO
QUOTIDIANO DEL GRUPPO L’ESPRESSO
EDIZIONE PIOMBINO-ELBA
Sabato 15 giugno 2002
Pioggia nel serbatoio
Al meeting della Faita presentato il piano
per l’autosufficienza idrica dell’isola
Sotto questo titolo il cronista C.R. descrive il convegno organizzato il 13.06.2002 a Portoferraio riassumendo, come segue, le caratteristiche principali del maxiserbatoio da ricavare nel sottosuolo elbano attorno al M. Capanne:
Lo spunto per “ragionare fuori dall’improvvisazione”, come ha detto il presidente della Faita, Alberto Sparnocchia, è stato offerto dalla presentazione di un’ idea-progetto del tecnico acquedottista Marcello Meneghin.
L’idea è quella di creare attorno al monte Capanne un serbatoio sotterraneo ad anello capace di raccogliere e conservare le precipitazioni invernali. Si calcola che piovano sull’Elba 200 milioni di metri cubi l’anno di acqua buona, a fronte di un fabbisogno di 15, massimo 20 milioni di metri cubi.
Il problema è che il picco delle precipitazioni coincide con le minime esigenze, e non vi è modo, ora, di conservare il prezioso liquido. Per un primo stralcio funzionale di circa un chilometro, capace di centomila metri cubi, si spenderebbe quanto il costo annuo di per rifornirsi con le bettoline: 7 miliardi di vecchie lire.
Per quanto concerne l’interessante intervento del geologo Luciano Campitelli l’articolo così prosegue:
Il progetto non è neppure nuovo: il geologo Luciano Campitelli ha ricordato come dal 1982 giaccia negli uffici della Comunità Montana un suo studio sulle risorse idriche, che indicava un’analoga via per l’autonomia idrica dell’isola. Il professionista ha poi ricordato come con l’ attuale rifornimento via condotta sottomarina l’Elba sia sottoposta a un triplice rischio: di salute innanzitutto, poiché le falde del Salcio dalle quale si preleva l’acqua per la Val di Cornia (e l’Elba) sono (per la vicinanza con Lardarello) inquinate dal boro. E che ciò non sia un gratuito allarmismo lo dimostrano le notizie per le quali, fermi restando a livello europeo gli attuali limiti dell’inquinante, le falde che dissetano la Val di Cornia andranno chiuse al 31 dicembre 2002. In modo molto italiano si sta sperando che tali limiti di legge vengano innalzati, per non trovarsi in brache di tela. E questo è il secondo rischio. L’ultimo riguarda la non remota possibilità di cedimento della condotta sottomarina: i primi 9 chilometri – è stato detto – sono sottoposti da tempo ad un eccessivo stress meccanico.
L’articolo termina riportando in sunto gli interventi del consigliere regionale Leopoldo Provenzali (Fi), dell’assessore alle Risorse idriche della Comunità Montana, Pietro Galletti, di rappresentanti elbani dei Verdi, Rifondazione e Social Forum sempre in tema di rifornimento idrico dell’Isola d’Elba.
IL TIRRENO
QUOTIDIANO DEL GRUPPO L’ESPRESSO
EDIZIONE PIOMBINO-ELBA
Martedì 25 giugno 2002
Acqua, al convegno gli esperti hanno bocciato i dissalatori
Il Tirreno torna a parlare del problema idropotabile dell’Isola d’Elba riportando alcune delle affermazioni del sottoscritto. Quella riguardante l’intervento del geologo Luciano Campitelli così recita testualmente:
Dell’intervento del geologo elbano Luciano Campitelli, Meneghin afferma che “ha fornito le prove per le quali l’Elba potrebbe, tramite utilizzazione razionale delle proprie risorse, diventare autonoma e autosufficiente nell’alimentazione idropotabile, e, affermazione altrettanto importante, che non sussistono, dal punto di vista geologico ed ingegneristico, ostacoli di sorta alla costruzione della galleria/serbatoio”. Campitelli, inoltre, ha messo in allerta gli amministratori sui “pericoli veramente gravi che sta correndo l’isola per la elevata probabilità che la Val di Cornia debba improvvisamente sospendere del tutto le sue forniture, vuoi per la presenza del boro, che renderebbe inutilizzabile l’acqua, vuoi per le precarie condizioni della condotta sottomarina.
Spiegato l’intervento del tecnico Carlo Mauri, che da specialista in impianti di trattamento acque qual è dichiara che:
dall’installazione di impianti di desalinizzazione dell’acqua marina o di quella salmastra non possano derivare, per l’Elba, grandi risultati.
L’articolo prosegue riportando le seguenti precisazioni del sottoscritto:
Tra gli argomenti da ribadire – prosegue Meneghin – figurano alcune caratteristiche del serbatoio-galleria, come quella di contenere non acqua grezza da sottoporre a trattamento, bensì acqua pronta per essere consegnata all’utenza senza alcun intervento. La stessa può infatti arrivare nella maggior parte delle case elbane direttamente per caduta grazie alla sua quota altimetrica pari a 150 metri sul mare. È evidente – aggiunge – l’alto grado di sicurezza di un servizio di questo genere in quanto non soggetto né alle bizze dell’energia elettrica, né alla precarietà degli impianti di trattamento o di sollevamento. Ben diverso il caso degli attuali acquedotti la cui funzionalità è condizionata da fattori determinanti: la Val di Cornia che, come detto dal dottor Campitelli, può entrare in crisi senza preavviso; i pozzi che possono quanto prima essere interessati da infiltrazione di acqua marina che ne comprometterebbe totalmente l’utilizzazione; le bettoline che richiedono una spesa annua di ben 7 miliardi di vecchie lire che possono anche mancare. Nulla di tutto questo nel caso del serbatoio-galleria che, una volta riempito durante l’inverno-primavera, è in grado di mettere a disposizione ben 2 milioni di mc d’acqua fresca e sicuramente potabile. Altro aspetto è quello dei serbatoi: “All’Elba – dice Meneghin -, quando si parla di tali strutture si è soliti riferirsi a capacità utili di qualche centinaio di mc, in qualche caso, ritenuto eclatante, di due, tremila mc. L’invaso del serbatoio galleria in progetto è previsto in circa 2 milioni di mc. La differenza, notevolissima, può dare una chiara idea dei risultati ottenibili”. Altra sottolineatura, Meneghin la riserva al tema della la sicurezza igienica, che un servizio come quello idrico deve tassativamente presentare: “In tal senso – sostiene – una delle caratteristiche fondamentali di un acquedotto è quella di mantenere le condotte sempre in pressione, senza alcuna deroga. È infatti questa la sola condizione perché gli insetti, le radici, le sostanze inquinanti sempre presenti nel terreno attraversato dalle tubazioni, non possano penetrare nei tubi essendone impedite dalla fuoriuscita d’acqua a forte velocità che si verifica in corrispondenza delle fessure o delle piccole rotture”.
IL TIRRENO
QUOTIDIANO DEL GRUPPO L’ESPRESSO
EDIZIONE PIOMBINO-ELBA
Domenica 30 giugno 2002
PROGETTO FAITA
Nasce un comitato a sostegno
del deposito sul Capanne
Il Tirreno in questo numero, torna a parlare, per la terza volta in pochi giorni, del progetto del maxiserbatoio sotterraneo atto a risolvere la crisi idrica elbana.
JOINELBA
N. 643 – Venerdi 14 Giugno 2002
Emergenza idrica infinitaChe cosa è emerso dalla “riflessione in pubblico” della Faita
E’ possibile leggere in questo numero del giornale, l’articolo di Carlo Rizzoli relativo al convegno tenuto all’Hoter Airone di Portoferraio sul problema idrico Elbano e sulla sua risoluzione a mezzo di un maxiserbatoio da ricavare nel sottosuolo roccioso che circonda il M. Capanne.
JOINELBA
N. 648 – Lunedì 1 Luglio 2002
Un comitato a sostegno della proposta Meneghin
La Faita ed Elba2000 rilanciano l’idea dell’Invaso-Galleria del Capanne per placare la sete elbana
Viene dato notizia della riunione effettuata il 26 giugno, presso la Comunità Montana dell’Elba e Capraia, alla presenza dell’Assessore alle Risorse idriche Pietro Galletti, di alcuni tecnici e di un rappresentante del Movimento Elba 2000 allo scopo di costituire un comitato a sostegno del progetto Meneghin.
L’articolo così prosegue:
Il progetto Meneghin, com’è ormai noto, prevede la costruzione di una galleria-serbatoio, ai piedi del Monte Capanne e ad un’altezza di circa 150 mt, in cui far confluire tutte le acque piovane della zona. Esse, al momento, finiscono in gran parte in mare e, in base ai dati pluviometrici, sarebbero largamente sufficienti a soddisfare il fabbisogno elbano.
L’acqua verrebbe distribuita per caduta, e quindi con un considerevole risparmio energetico, alla stragrande maggioranza della popolazione elbana, essendo limitata la percentuale di coloro che vivono in nuclei situati ad una altezza superiore ai 150 mt.
Questo progetto non comporta problemi di impatto ambientale e potrebbe risolvere in modo definitivo la questione dell’approvvigionamento idrico all’isola d’Elba.
Al termine della riunione, è stato deciso di costituire un comitato, del quale faranno parte, oltre a Marcello Meneghin e all’Assessore Galletti, l’Associazione Albergatori, la scrivente associazione, la Confcommercio, la Confesercenti, la Coldiretti, un rappresentante del Movimento Elba 2000 (che insieme alla Faita ha preparato il convegno, all’hotel Airone, per la presentazione del progetto) e il dr. Luciano Campitelli, geologo, che ha una vasta conoscenza del territorio elbano e delle relative risorse idriche e dovrà supportare il lavoro dei tecnici che verranno dal continente.
Lo scopo del comitato è di approntare un progetto di massima, da sottoporre poi all’esame dei rappresentanti delle forze politiche locali affinché lo facciano proprio e lo sostengano: è evidente, infatti, che senza il loro appoggio sarebbe difficile realizzarlo.
ELBAOGGI
N. 58 – Giovedì 13 giugno 2002
Crisi idrica: ancora sull’invaso sotterraneo
Fatta la seguente premessa:
Marcello Meneghin, il geometra, esperto di acquedotti, che da tempo propone di combattere la ‘sete estiva’ dell’Elba attraverso la costruzione di un grande invaso sotterraneo in cui raccogliere l’acqua piovana, ci scrive rispondendo ad alcuni dubbi che avevamo espresso a proposito del suo progetto
L’articolista riporta la seguente mia lettera di risposta alle critiche mosse al progetto/idea di grande serbatoio sotterraneo:
Nel numero 59 del 20 giugno 2002 del Vs settimanale sono riportate alcune critiche al mio progetto di sistemazione definitiva del servizio idrico dell’Elba da attuarsi tramite un grande serbatoio sotterraneo.
Dico subito che mi fa piacere leggere commenti, anche se negativi. Quello che dispiace è il constatare come, nonostante la gravità del problema e fatte salve alcune encomiabili eccezioni, iniziative come la mia, rimangano nell’indifferenza generale.
Devo anche far presente che l’aver pensato ad una soluzione particolare per l’Elba non è un’idea stramba che è frullata nel cervello del sottoscritto, semplicemente fa parte delle cose che vado facendo da almeno 40 anni: prima le facevo per lavoro ora lo faccio per passione.
Altra cosa importante: quello da me redatto è soltanto un progetto-idea di massima che è tutto da verificare sia sotto gli aspetti idrogeologici, sia da quelli acquedottistici veri e propri. Ed è questa la richiesta avanzata dalla Faita nel convegno del 13 giugno 2002: esaminare a fondo il progetto e farlo verificare da esperti. Passo a commentare una per una le vostre considerazioni.
A) – Opere forse dannose per l’ambiente Ho buoni motivi per ritenere che le opere che danneggiano meno la bellissima isola siano quello sotterranee come quella da mè proposta
B ) – Opere forse non eseguibili e rischi di natura geologica. Fatti salvi i doverosi accertamenti cui accennavo, la parte occidentale dell’Elba, come confermato nella numerosa letteratura tecnica esistente e nella relazione che il dott. Campitelli, geologo elbano, ha fatto nel convegno dell’Airone, è costituita da granito di ottima qualità nel quale è sicuramente possibile scavare una galleria da 10 m, di diametro senza creare inconvenienti di sorta. Lavori del genere si sono eseguiti per la viabilità in molte parti d’Italia anche in presenza di rocce molto meno consistenti (in tal caso si registra soltanto un aumento dei costi). Da tener presente che il serbatoio/galleria in argomento presenta solo il vincolo altimetrico di dover essere posto a quota 150 m sul mare mentre per quanto riguarda il suo andamento planimetrico non sussiste alcun obbligo. Durante lo scavo il tracciato potrà quindi esser spostato verso destra o sinistra in modo da incontrare sempre rocce che presentino le migliori caratteristiche, cercando naturalmente di evitare eventuali zone di dubbia consistenza o qualità.
C ) – Impatto ambientale. Gli inconvenienti principali che di solito si riscontrano nella esecuzione di opere come quelle in oggetto, figurano in primo luogo le turbative del sistema idrico sotterraneo. Ad esempio nel caso delle gallerie stradali fatte sotto il Gran Sasso, si sono provocati gravi danni alla soprastante falda acquifera che, attratta all’interno delle gallerie, ha subito un vero e proprio sconvolgimento. Bisogna però rilevare che nel nostro caso questo fatto anziché essere un difetto grave rappresenta un grosso vantaggio perché è proprio grazie a questo fenomeno che si spera di raccogliere all’interno della galleria/serbatoio grandi portate della preziosa acqua potabile, nel mentre quello che succede alla soprastante falda passa in secondo ordine.
Il secondo inconveniente che presenta in genere lo scavo delle gallerie è dato dalla la necessità di smaltire grandi quantitativi di materiale di risulta. Nel nostro caso io ritengo che anche questo non sia un problema ma che, al contrario, il poter disporre di grandi quantitativi di ottimo materiale lapideo, ed in particolare di granito, in un’isola, sia solo un vantaggio. Potranno con la sabbia ricavata, essere ripristinate spiagge erose dalle mareggiate, con le ghiaie costruire rilevati stradali, ripristinare le cave di S. Pietro secondo il loro profilo originale, si potrà infine disporre di ottimi inerti da calcestruzzi a buon prezzo.
Nessun altro inconveniente dovrebbe essere arrecato all’ambiente essendo tutte le opere sotterranee.
D ) – Stato precario delle reti acquedottistiche esistenti. Nella vostra nota viene detto che le fatiscenti reti acquedottistiche oggi presenti all’Elba non consentiranno l’utilizzazione razionale del grande serbatoio. Occorre però dire che se le reti s
ono fatiscenti bisognerà in ogni caso provvedere al loro ripristino con il ché il problema è risolto.
E ) – Costo elevato dei lavori di costruzione del serbatoio/galleria Nella valutazione dei costi di costruzione del serbatoio/galleria bisogna tener presente l’utile derivante dalla vendita del materiale di risulta dello scavo.
In secondo luogo bisogna considerare che il serbatoio va in ogni caso costruito per stralci da subito funzionali e quindi la spesa va diluita nel tempo. Ben diverso sarebbe il caso delle altre opere come ad esempio i bacini di Pomonte e Patresi che non possono essere utilizzati se non a opere completate. E’ inoltre da tener presente che, come già ripetuto, se l’importo di 7.000.000.000 di vecchie lire che ogni anno viene spesa per il trasporto di 50.000 mc d’acqua con bettoline venisse impiegata una volta soltanto per costruire il primo Km di galleria si potrebbe disporre di ben 100.000 mc di acqua (cioè del doppio) ma non per un solo anno bensì per tutti gli anni a venire.
La costruzione del primo tratto di galleria da 100.000 mc di capacità utile sarebbe in ogni caso necessaria qualunque sia il sistema di approvvigionamento che in realtà verrà scelto. Ad esempio se si optasse per i desalinizzatori la presenza di 100.000 mc di serbatoio sarebbe utilissima per coprire il divario comunque esistente tra portata prodotta in quantità costante dai desalinizzatori e quella assorbita dall’utenza che è variabilissima.
F ) – La destagionalizzazione dei flussi turistici come rimedio anche del problema idrico E’ ben vero che con tale provvedimento gli inconvenienti sarebbero ridotti. Per avere un risultato completo bisognerebbe però destagionalizzare anche il tempo atmosferico. Invece l’Elba, per sua fortuna, sarà sempre caratterizzata da stagioni estive di bel tempo con piogge concentrate in autunno-nverno-primavera. Tale fatto, assieme all’inevitabile aumento della richiesta idrica futura ed all’altrettanto inevitabile carenza d’acqua che si verificherà negli anni a venire, rende necessario usufruire razionalmente prima di tutto delle risorse locali il che può aver luogo esclusivamente a mezzo di un grandissimo serbatoio.
Le mie conclusioni finali sul problema del rifornimento idropotabile elbano non possono che essere le seguenti.
A) – L’Isola d’Elba è un ambiente del tutto speciale che come tale non può trovare soluzione dei suoi problemi nella stessa maniera degli altri territori del continente. Anche il problema idrico richiede una soluzione speciale, studiata apposta per l’Elba e che si adatti alle caratteristiche del tutto particolari dell’Elba. Io credo che il grande serbatoio/galleria le possieda tutte.
B ) – Il problema idrico riveste un’importanza basilare per il futuro dell’Isola e quindi non si può trascurare alcuna delle strade che può portare alla soluzione definitiva e tra di queste figura sicuramente il grande serbatoio/galleria.
C ) – E’ necessario provvedere quanto prima alla costruzione di un primo tronco di serbatoio della lunghezza di circa 1 Km con cui si potrà constatare nella realtà quali siano i grandi vantaggi ottenibili nel mentre la presenza di una capacità di 100.000 mc circa che viene così ad essere realizzata costituirà in ogni caso una risorsa importantissima per l’isola d’Elba qualsiasi siano le future modalità della sua alimentazione idrica.
Marcello Meneghin
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