Le onde in oggetto , specialmente nei periodi di mare mosso oppure di bufera, possiedono una immensa potenzialità che già viene sfruttata nei modi più disparati ma tutti molto efficaci nella produzione di energia ricambiabile e con problemi minimi di impatto ambientale .
In questa nota si descrive una modalità di nuovo tipo essendo basata sulla utilizzazione di una struttura innovativa e poco usata nonostante le sue grandi possibilità: il serbatoio idropneumatico.
Il principio sul quale si basa il dispositivo consiste nel trasformare una potenza variabilissima come quella delle onde che sbattono violentemente contro la costa, in un carico idraulico la cui caratteristiche sia invece quella di possedere una potenza nominale assolutamente stabile. Descritto in modo facilmente comprensibile, il lavoro che si vuole compiere è sfruttare la potenza dell’onda per sollevare l’acqua del mare in un serbatoio sopraelevato rispetto al livello del mare stesso. Un’opera atta allo scopo potrebbe per esempio essere un serbatoio che segue per un lungo tratto il bordo mare avendo un livello di invaso pari, ad esempio, a 5 metri. Quando arriva l’onda si tratterebbe di trasformarne la potenza in modo da sollevare un certo quantitativo d’acqua e farlo arrivare all’interno del serbatoio. Una volta completato l’invaso, l’acqua restituita al mare potrebbe sfruttare il salto disponibile e pari a 5 m, per produrre energia elettrica tramite i tradizionali gruppi turbina/alternatore.
Un’opera del genere oltre che irrealizzabile per il suo danno ambientale ha il difetto sostanziale di definire in maniera fissa l’altezza cui sollevare una tipologia d’acqua come quella del mare la cui caratteristica idraulica è quella di essere spinta da forze continuamente variabili e quindi incompatibili con il livello fisso del descritto serbatoio.
Si noti nella seguente sezione la guaina curva e flessibile che oltre a costituire il miglior mezzo per attenuare la potenza distruttrice delle onde, arretrando rispetto al mare aperto riesce a spingere nel serbatoio l’acqua precedentemente immagazzinata nel retrostante interspazio guaina – calcestruzzo tramite il gioco delle valvole di ritegno che le permettono il solo senso di moto da mare aperto a serbatoio impedendone in ogni caso l’arretramento. Il suo ritorno da serbatoio al mare deve forzatamente avvenire attraverso le turbine visibili nella figura seguente e quindi con produzione di energia elettrica.
La soluzione qui proposta risolve questo problema utilizzando non già un serbatoio tradizionale bensì quello di tipo idropneumatico che ha la caratteristica di fungere da serbatoio sopraelevato con una notevole diversificazione del carico dell’acqua contenuta e dovuta alla presenza di un cuscino d’aria interposto tra il pelo libero dell’invaso ed il suo soffitto che deve essere a perfetta tenuta d’aria compressa.
In questa sede vengono fornite solo indicazioni di larga massima rinviando all’articolo “barriera frangiflutto con produzione di energia elettrica” per poter leggere i particolari costruttivi e di esercizio della barriera frangiflutto.
Come conclusione della nota si può affermare, riassumendo quanto è dettagliatamente spiegato nel progetto citato, che la soluzione proposta oltre ad assolvere al suo compito principale di proteggere la sponda dalle devastazioni che un’onda libera potrebbe apportare, ne sfrutta la potenza per produrre utilissima corrente elettrica di tipo rinnovabile.