PREMESSA
La fognatura di Mestre è nata sotto una cattiva stella. Eccone la breve cronistoria.
Nella sua prima versione (ante 1991) è affetta da errori gravissimi. Nel mentre un territorio come quello mestrino richiederebbe la costruzione di un sistema fognante di tipo separativo cioè costituito da doppia rete di condotte rispettivamente per le acque bianche la prima e per quelle nere la seconda, viene invece scelto il sistema misto ed inoltre, anche se le più elementari norme consigliano la unificazione delle reti, a Mestre il territorio viene suddiviso in molteplici bacini e proliferano gli impianti di depurazione (circa una decina per una città di soli 200.000 abitanti!) sicuramente di difficoltosa gestione. Accortisi, in ritardo, dell’errore si passa alla riprogettazione del sistema fognante. I costosi ed abbastanza recenti impianti di depurazione vengono tutti abbandonati e, sulla base del nuovo progetto generale approvato nel 1991, la rete viene unificata in due soli bacini con due soli nuovi impianti di depurazione: quello di Fusina a servizio della parte ovest del territorio e quello di Campalto per il resto. La notevole estensione dei due nuovi bacini conferisce loro delle caratteristiche totalmente diverse di quelle dei precedenti che erano nati con scopi di raccolta, collettamento e depurazione prettamente locali. Diverse avrebbero quindi dovuto essere anche le caratteristiche della nuova fognatura, invece, aggiungendo errore ad errore, viene mantenuto il precedente assetto fognario e la unificazione delle minuscole reti preesistenti ha luogo tramite una soluzione di ripiego consistente essenzialmente nella costruzione dei condotti che le collegano tra di loro e nella trasformazione degli impianti di depurazione in altrettanti impianti di sollevamento.
Ne è nato un sistema del tutto anomalo in quanto costituito da tanti piccoli bacini idraulici affiancati ognuno dei quali raccoglie ed adduce le acque in un proprio punto baricentrico per poi convogliarle, tramite pompaggio, al bacino seguente dove, arricchite delle portate di quest’ultimo, vengono riprese e riavviate al seguente. Il ciclo si ripete fino ad arrivare all’impianto finale.
Quello descritto non è il solo difetto dell’insieme fognario di Mestre afflitto, come sarà avanti descritto, da carenze così gravi da pregiudicarne l’attuale ed anche il futuro funzionamento.
CARATTERISTICHE GENERALI
La realizzazione di un sistema di raccolta ed evacuazione delle acque reflue e di quelle piovane di un territorio come quello urbano di Mestre è irta di difficoltà date dalle particolari caratteristiche del suolo e del sottosuolo. Per arrivare a buoni risultati occorre innanzitutto che le opere, ovviamente da realizzare per stralci successivi, siano armonicamente concepite in modo da costituire alla fine un insieme funzionale ed unitario. In tal senso determinante è la qualità del progetto generale che detta le regole di base di tutto l’insieme. Ed è proprio in questo campo che, a giudizio di chi scrive, si sono registrate gravi mancanze tra le quali, pur se non esaustive, sono da rilevare le seguenti.
1. La redazione del progetto generale della fognatura di Mestre approvato nel 1991 non è stata preceduta, come era doveroso, da una campagna di rilievi della situazione fognaria preesistente anzi, nella relazione generale del progetto medesimo, viene posta come condizione pregiudiziale di validità delle scelte progettuali operate, il fatto che la consistenza delle opere fognarie preesistenti comunicata ai progettisti fosse quella reale. Ciò significa mettere in dubbio fin dal primo mattone tutta la costruzione dell’edificio fognario. Appare ovvio che il concetto di base avrebbe dovuto essere quello opposto: non si può affermare “il progetto non è valido se i dati di partenza sono errati” ma invece ” il progetto è valido perché i dati di base sono stati controllati” !
2. La attribuzione delle portate nere ai vari bacini afferenti a ciascuna condotta del progetto generale in argomento non tiene conto delle previsioni urbanistiche e quindi il dimensionamento generale delle opere fognarie è errato.
3. Lo studio dei bacini scolanti di cui sopra è stata fatta sulla base della carta tecnica regionale scala 1:5000. E’ una carta non sufficientemente dettagliata e non aggiornata per consentire risultati soddisfacenti.
4. I coefficienti di deflusso adoperati per la determinazione delle portate bianche che percorrono i vari condotti non sono adeguati alle caratteristiche dei centri abitati mestrini.
5. Nella nuova fognatura, come indicato nelle premesse, si è mantenuta la precedente conformazione generale in base alla quale il territorio mestrino era suddiviso in tanti bacini ognuno dotato di depurazione propria. Il nuovo assetto fognario di progetto generale prevede la trasformazione dei molteplici impianti di depurazione in altrettanti impianti di sollevamento, ferma restando, come già detto, la struttura generale. Ebbene l’unificazione dei bacini doveva prevedere un assetto totalmente diverso e razionale di tutto l’impianto fognario nel quale fossero evitati percorsi viziosi ed irrazionali (si veda ad esempio il caso della Gazzera nell’articolo ” La fognatura di Mestre è un bidone?)
6. Per quanto concerne raccolta ed evacuazione delle acque bianche il progetto generale si limita alla sola parte centrale del territorio urbano, dove è prevista la fognatura di tipo misto, mentre in tutta la periferia, da dotarsi di fognatura di tipo separativo, la questione viene sbrigativamente risolta con una frase di questo tipo: esiste un sistema di fossi in grado di provvedere alla bisogna. Ciò, in pratica, significa che tutti gli interventi di fogne bianche effettuati in tali zone sono privi di una qualunque base progettuale (vedi ad esempio la condotta di acque bianche di via Martiri di Marzabotto nell’articolo ” La fognatura di Mestre è un bidone?)
7. Gli stralci esecutivi realizzati o in corso di costruzione non sono sempre coerenti con il progetto generale e spesso riguardano opere non previste dallo stesso.
FOGNATURA DI TIPO MISTO O SEPARATIVO?
La scelta “fognatura mista o separata?”, sempre difficile, è, nel caso di Mestre, chiaramente delineata a causa delle particolari e molteplici circostanze che la caratterizzano. Tra di esse si descrive quella che, tra tutte, è predominante al punto da giustificare da sé sola la scelta del sistema separativo come l’unico valido nel mentre la fognatura effettivamente realizzata a Mestre è, per la quasi totalità del territorio, di tipo misto.
E’ da rilevare che Mestre e tutto il suo entroterra sono dotati di un servizio di primaria importanza quale è quello di bonifica che è da tempo affidato aI Consorzi di Bonifica. Tali Enti provvedono alla raccolta ed evacuazione di tutte le acque piovane e di altro tipo che vi si raccolgono e, per tale servizio, ricevono annualmente i contributi in denaro che ogni cittadino di Mestre, deve obbligatoriamente versare anche se, nella attuale reale situazione fognaria, lo sgrondo della maggior parte delle acque piovane relative alle aree urbanizzate è effettuato non dai Consorzi ma dal servizio di fognatura comunale al quale i cittadini medesimi versano sistematicamente un ulteriore contributo commisurato alle sole acque nere.
In pratica tutto il territorio comunale è attraversato da una rete primaria costituita dai fossi principali chiamati capofossi, da rii, canali e condotti di bonifica che sfociano in impianti idrovori di sollevamento delle acque o comunque in appositi manufatti idraulici, il tutto atto alla raccolta, adduzione ed immissione, a totale spese e cura dei Consorzi citati, nei recipienti finali di tutte le acque bianche della campagna ed anche delle aree urbane di Mestre e dei comuni vicini. In presenza di un servizio tanto importante e, occorre dirlo, ottimamente gestito da appositi Enti, la soluzione logica per la raccolta ed evacuazione delle acque bianche relative al territorio urbano e cioè di quelle che provengono dai tetti degli edifici o dai piazzali e strade urbane non avrebbe ragionevolmente dovuto che essere quella di costruire dei brevi tratti di condotte per acque bianche di raccordo delle aree abitate con la rete di collettori di bonifica che, come detto, attraversano tutto il territorio comunale in lungo e in largo. Se così si fosse deciso fin dalla esecuzione dei primi lotti di fognatura, il comune avrebbe scaricato al Consorzio il grave problema della evacuazione delle acque piovane essendo, in tale ipotesi, il suo compito limitato alla costruzione e gestione degli allacciamenti privati, delle caditoie stradali, dei citati brevi tronchi di condotto e di qualche piccolo impianto di sollevamento necessario a vincere il dislivello che alle volte sussiste tra condotti stradali e canali del Consorzio. La raccolta ed evacuazione delle acque reflue degli edifici, con la descritta soluzione, si sarebbe dovuto effettuare, questa volta a totale cura del Comune che riceve il relativo contributo dai cittadini, con separata rete di condotte per acque nere.
In definitiva la fognatura comunale risultante da un programma come quello descritto avrebbe assunto una consistenza molto semplice e lineare:
– una rete nera tutta nuova e composta da condotte di diametro relativamente piccolo munita di impianti di sollevamenti anch’essi di modeste dimensioni visto che le acque da addurre sarebbero state solo quelle nere;
– una rete bianca comprendente brevi tratti di condotta di raccordo tra centri abitati e rete del Consorzio.
Ben diversa è la fognatura realmente costruita come ben diversi sono i risultati da essa conseguibili. In pratica il sistema fognario esistente a Mestre è formato da una unica rete di condotte di tipo misto totalmente gestite a cura del Comune tramite l’Azienda Municipale di servizi appositamente creata e, per una gran parte del loro sviluppo, costituenti un doppione dei canali consorziali essendo destinate ad addurre, con lunghi percorsi sotterranei, assieme alle acque nere degli edifici anche le acque bianche. Solo in caso di eventi piovosi eccezionalmente intensi una parte delle acque bianche viene, durante il percorso, scaricata nei canali di bonifica del Consorzio nel mentre una gran parte di tali acque bianche rimane comunque all’interno dei condotti fognari per pervenire, dopo aver percorso lunghissimi tratti di condotta fognaria di grande diametro, ai due impianti di depurazione posti in località Fusina e località Campalto per essere depurata, in quanto si tratta sempre di acque miste bianche e nere, e quindi scaricata in laguna.
Si riporta in fig. 1, a titolo di esempio, una planimetria schematica della parte est del territorio mestrino con l’indicazione della rete di fognatura comunale, dei canali e degli impianti idrovori del Consorzio di Bonifica. Si può notare come le acque bianche della zona urbana sita tra Piazza Ferretto e quartiere S. Paolo vengano addotte per una distanza di ben 8 Km fino alla località Campalto, tramite condotti della fognatura comunale di notevole sezione (da 1 metro di diametro a 2 x 3 metri) dotati di ben 5 impianti di sollevamento nel mentre esistono canali del Consorzio di bonifica che corrono parallelamente a tali condotti fognari e che si sarebbero prestati benissimo a ricevere la totalità delle acque bianche e procedere alla loro evacuazione in laguna tramite gli esistenti impianti idrovori anch’essi del Consorzio Bonifica. Nella planimetria sono visibili i punti nei quali, in caso di forti piogge, ha luogo l’estromissione dalla fognatura di acque non depurate e non soggette ad alcun controllo.
Molti sono gli inconvenienti che il sistema effettivamente realizzato presenta. Tra di essi:
– Notevole impegno sia tecnico che economico per il trasporto delle acque in quanto, in un territorio come quello mestrino nel quale non esistono pendenze motrici naturali, tutte le acque devono essere sollevate meccanicamente ed in quanto i volumi in gioco non sono limitati alle sole acque nere ma comprendono anche una gran parte delle acque di pioggia. Aggrava la situazione il fatto che molte condotte fognarie sono costituite da ex fossi campestri trasformati in tubazioni fognarie dai successivi interventi effettuati man mano che procedeva l’urbanizzazione del territorio e sulla cui reale consistenza è dato di conoscere ben poco. Si tratta spesso di condotti inglobati nella rete fognante che continuano a ricevere anche le acque dei fossi della campagna, con risultati devastanti per l’esercizio. Si devono aggiungere gli inconvenienti della cattiva scelta dei percorsi dei collettori principali dovuta alle modalità di unificazione dei bacini di cui si è discusso in precedenza. E’ in secondo luogo da notare la presenza di condotti di fognatura che sfociano, non nella rete fognante, ma nei canali dei Consorzi di Bonifica con danni altrettanto gravi per il sistema di bonifica in cui non è tollerata immissione di acque di fogna.
– Difficoltà di funzionamento dell’impianto di depurazione finale dato dalla presenza, oltretutto variabilissima nel tempo, di acque bianche in quantità intollerabile a causa non solo dei fenomeni descritti ai punti precedenti ma anche del fatto che molte condotte, in cattivo stato di manutenzione a causa della loro vetustà, sono per la maggior parte del tempo immerse nella falda freatica particolarmente alta a Mestre e quindi effettuano il drenaggio dei terreni che attraversano.
– Scarichi nei canali del Consorzio di bonifica di acque non soggette ad alcun trattamento depurativo effettuati nei periodi di pioggia intensa tramite gli scaricatori di piena o sfioratori. Si tratta di acque ritenute sufficientemente diluite per poter essere recapitate direttamente in laguna senza essere depurate ma sulla cui reale natura è dato di sapere ben poco per cui costituiscono una probabile fonte di grave inquinamento.
CONCLUSIONI
Si sono brevemente descritti alcuni gravi errori che, a giudizio di chi scrive, sono stati commessi nella progettazione e realizzazione del sistema fognario di Mestre.
Si sono indicate anche le incongruenze che sussistono nei contributi versati dai cittadini per i servizi relativi alle acque di scarico: contributi versati ai Consorzi di Bonifica senza che tali Enti effettuinino la totale evacuazione delle acque di pioggia, contributi versati al Comune per il collettamento delle sole acque nere nel mentre il Comune si accolla anche lo sgrondo della maggior parte delle acque di pioggia del territorio urbano.
A giudizio di chi scrive quando la fognatura sarà completata con la realizzazione dei rimanenti lotti per una spesa prevista di alcune centinaia di miliardi di lire, si dovrà amaramente constatare il fallimento dell’avventura fognaria mestrina. L’errato dimensionamento delle opere dovuto ad una non corretta progettazione generale ed esecutiva, il mancato coordinamento dei vari stralci troppo spesso non conformi al progetto generale, i fossi campestri che si immettono in fognatura e i condotti fognari che sfociano invece nei canali di bonifica, la presenza di vecchie condotte ammalorate ed immerse per lunghi periodi nella falda freatica, lo scarico diretto ed incontrollato in laguna di acque di fogna effettuato dagli sfioratori o scaricatori di piena, tutti questi ed altri elementi comporteranno un disordine tale da impedire il normale funzionamento delle strutture ed impianti principali: collettori insufficienti all’adduzione delle portate in arrivo, impianti di sollevamento chiamati a sollevare le acque di scolo della campagna e che entrano frequentemente in crisi, impianti di depurazione cui arrivano volumi d’acqua completamente diversi sia per natura che per quantità di quelli previsti, vasche di pioggia non dimensionate per le portate reali, laguna inquinata da scarico di acque non depurate e non controllate ecc. ecc. Per la popolazione il danno più grave sarà quello dei frequenti allagamenti delle aree abitate.
Solo una decisione drastica e difficilissima da prendere può portare alla risoluzione del grave problema: ripartire da zero con un progetto di fognatura nuovo che, pur utilizzando gran parte delle strutture esistenti, abbandoni i vecchi criteri su cui è basato l’attuale sistema fognante.
Il problema è di tale portata da richiedere assolutamente ed urgentemente che venga dato incarico ad un Ente, studio professionale o comunque ad un tecnico esperto e di fama ma esterno al Comune di esaminare i documenti progettuali e le opere realizzate onde verificare la veridicità di quanto asserito nel presente lavoro e poter quindi prendere, a ragione veduta, le decisioni del caso, decisioni che, sempre a giudizio di chi scrive, non possono che essere le seguenti:
1. costruire una nuova rete di fognatura per acque nere estesa a tutta la parte centrale di Mestre (nella periferia si è già realizzata una fognatura separata).
I risultati, eclatanti, sarebbero i seguenti:
– Il Comune potrebbe rientrare nei suoi compiti specifici per i quali riceve dai cittadini il relativo contributo e che sono quelli della raccolta, collettamento e depurazione delle sole acque nere;
– presenza di una rete nera a tenuta estesa a tutto il territorio cittadino e quindi perfettamente funzionante;
– notevole riduzione delle spese energetiche di sollevamento delle acque (attualmente si continua a sollevare, assieme a quelle nere, le acque di pioggia);
– funzionamento ottimale degli impianti di depurazione finale altrimenti compromesso dalla natura, dalla variabilità e dalla quantità delle acque in arrivo;
– eliminazione di tutti gli scarichi abusivi o in condotte non adeguate;
– eliminazione dalla rete fognante di tutte le immissioni di acque non pertinenti come sono, ad esempio, quelle di scolo della campagna che attualmente entrano in grande quantità nella fognatura mista compromettendone il funzionamento;
– eliminazione dello scarico diretto in laguna, tramite gli sfioratori o scaricatori di piena, di acque non depurate e non controllate.
2. adibire l’attuale rete di collettori per acque miste alla raccolta ed evacuazione delle sole acque bianche limitatamente al raccordo tra aree abitate e canali dei Consorzi di Bonifica . Anche se ormai gravemente compromessa dalle opere eseguite, tale operazione potrebbe aver luogo mediante suddivisione in tanti tronchi eventualmente integrati da brevi tratti di nuove tubazioni bianche sfocianti nei canali consorziali.
3. Per la costruzione e per la gestione della fognatura acque bianche, trattare con il Consorzio Dese Sile per la ridefinizione dei limiti di competenza. Esistono infatti nel settore delle gravi incongruenze. Non è ammissibile che il Comune, come succede oggi a Mestre, tramite il proprio sistema fognante provveda a sue spese alla raccolta, assieme a quelle nere, anche delle acque di scolo della campagna e a quelle di pioggia degli edifici strade e piazzali ed al loro sollevamento per immetterle nei canali dei Consorzi di Bonifica o, quel che è peggio, dopo averle addotte per chilometri, scaricarle in laguna quando è il Consorzio di bonifica che riceve dai cittadini proprietari degli immobili il contributo di bonifica per l’evacuazione di tali acque. Sarebbe invece equo che tutte le acque di pioggia fossero raccolte dal Consorzio! In tal senso si potrebbe raggiungere un accordo in base al quale il Comune, ad esempio, limitasse la propria competenza alle caditoie stradali, al loro allacciamento e a quelli degli edifici nonché ai condotti secondari di diramazione mentre i collettori acque bianche principali e soprattutto gli impianti idrovori di sollevamento delle acque bianche fossero interamente sotto la giurisdizione del Consorzio che incassa già il relativo compenso in denaro.
Anche in tal caso i risultati sarebbero eclatanti:
– L’Azienda comunale si sarebbe liberata per la quasi totalità del grave impegno di smaltire le acque bianche di pioggia, impegno che, trasferito in toto al Consorzio Dese Sile, sarebbe finalmente assolto in maniera adeguata all’importanza che esso riveste.
– Potendo contare sul sistema di canali e di impianti idrovori del Consorzio, Mestre potrebbe finalmente sentirsi al sicuro da quegli allagamenti che continuamente la feriscono.
Il lettore, giunto pazientemente alla fine della presente memoria, sarà inevitabilmente portato a giudicare inammissibile che, come raccomandato sopra, l’attuale sistema fognante di Mestre, per la cui realizzazione e gestione si sono spesi e si stanno spendendo ingenti capitali, debba essere abbandonato e sostituito da un sistema di tipo separativo in gran parte da costruire ex novo.
A tale amara verità non si può che contrapporne un’altra altrettanto amara: è corretto continuare nella costruzione e nella gestione di un’opera immane per impegno economico ben sapendo che sia nella suo attuale assetto sia in quello futuro essa sarà fallimentare?
NOTE AGGIUNTIVE DEL MAGGIO 2009 IN AGGIUNTA A QUELLE SOPRASTANTI DEL 2000
Giunge notizia che è stata presa la decisione di abbandonare l’impianto di depurazione di Campalto per concentrare tutta la depurazione fognaria a Fusina onde poter scaricare poi le acque depurate in mare aperto tramite una lunga condotta sottomarina. Ciò significa non solo l’abbandono di imponenti opere come le vasche di raccolta o di prima pioggia, le impnenti condotte, gli impianti di risollevamento ed infine l’impianto dui depurazione di Campalto ma significa soprattutto costruire nuove imponenti opere per deviare tutte le acque miste che ora arrivano a Campalto, far loro attraversare tutta Mestre per giungere fino all’impianto di depurazione di Fusina. Tutto questo aggiunge alle osservazionei fatte delle nuove edeterminanti motivazioni per sostenere la assoluta necessità di progettare la separazione delle acque di fogna con scarico immediato di quelle bianche nei canali di bonifica e con adduzione a sollevamento meccanico fino a Fusina molto opportunamente limitata alle sole acque nere. Poichè la trasformazione richiede tempi sicuramente molto lunghi è necessario prevedere un regime intermedio che consenta di mantenere provvisoriamente delle aree via via sempre più piccole ma con fognatura di tipo misto. Un esempio di organizzazioone di questo titpo è visibile nell’articolo “La fognatura pseudo separativa” .
Ad avviso di chi scrive queste ultime note costituiscono l’imperativo assoluto in base al quale Mestre deve, sia pure in un tempo molto lungo, dotarsi di nuova fognatura basata sul sistema separativo in tutto il territorio. Non deve esistere più alcun tecnico, politico, o comunque personalità culturale o di altro genere che intraveda ancora per Mestre ll’esistenza di un sistema di convogliamento delle acque di fogna diverso da quello separativo che, da sempre, costituisce la soluzione unica ed irrinunciabile.
–
–