L’INGRANDITORE OTTICO

Vista prospettica. È indicata con linea nera la posizione del piano di cartone
avente un foro in centro per contenere l’obbiettivo. Il cartone divideva verticalmente la camera in due parti essendo quella inferiore fortemente illuminsta dalle due lampadine

All’epoca attuale se si ha bisogno di ingrandire oppure rimpicciolire un disegno non sussistono problemi di sorta. Si tratta di un problema inesistente sia perché i disegni tecnici vengono effettuati al PC con appositi programmi di grafica che consentono di variare a piacere la scala del disegno e quand’anche si dovessero effettuare disegni su carta a matita o con qualunque altro mezzo compresi i colori, il PC stesso offre tanti di quei modi per variarne le dimensioni che diventerebbe inutile discuterne qui.

La situazione negli anni 50 era totalmente diversa perché in tal senso non esisteva alcun modo e quindi per avere la figura in scala diversa dall’originale non restava altro che ridisegnarla ex novo utilizzando tutte le misure nella nuova scala.

Proprio in quegli anni io ho avuto incarico dall’ANAS di Bolzano di effettuare i frazionamenti della variante stradale di Quero (Belluno) consistente in un tronco stradale lungo circa Km 4,5. L’incarico, oltre alla esecuzione delle pratiche catastali, comprendeva la presentazione di una planimetria catastale di tutta la fascia di terreno da espropriare ai privati, disegnata scala 1:500. Tutto ciò comportava di dover ingrandire manualmente di quattro volte la mappa catastale originale che era in scala 1:2000 per portarla appunto al 500. L’unica possibilità allora esistente per fare speditamente tale operazione era quella di far fare ad un fotografo professionista una lunga serie di fotografie a lastra di tutta la lunga e stretta fascia mappale per poi stamparla ingrandita di quattro volte e poterla lucidare a mano su carta lucida atta fare le copie eliografiche da consegnare all’ANAS. Oltre alla spesa da sostenere senz’altro molto rilevante, il sottoscritto aveva seri dubbi circa la precisione di un’operazione del genere con inevitabili difficoltà di raccordare tra di loro la parte finale di ogni fotografia con quella iniziale della foto seguente. Scartata a priori questa possibilità ho esaminato la come costruire un ingranditore ottico che consentisse di effettuare, con la massima precisione e con una certa velocità l’intera operazione di ingrandimento.

La costituzione del mio ingranditore è rappresentata nelle fotografie allegate nelle quali però ho sostituito la scatola esterna in legno con una provvisoria e parziale che ha consentito di fotografare per intero l’apparecchio stesso. Non vi figurano , sempre allo scopo di poter scattare le foto dimostrative , tutti i piani orizzontali e cioè il vetro superiore ed il cartone intermedio e forato in centro allo scopo di contenere l’obbiettivo.

Penso sia necessario spiegare innanzitutto il principio di funzionamento ed allo scopo può servire lo schema grafico allegato.

Schema indicativo dell’ingranditore in sezione verticale

Nella realtà si tratta di una scatola in legno consistente nelle sole quattro pareti laterali e verticali essendo mancante sia del fondo e sia della copertura che, durante il lavoro reale erano sostituite, il fondo dal piano del tavolo da disegno dove veniva appoggiata la mappa da ingrandire e la copertura consistente in un vetro sopra il quale veniva appoggiata la carta lucida su cui disegnare con la matita i confini di mappa ingranditi. Ambedue le parti cartacee e cioè la mappa posata al piano inferiore e la carta lucida posta sopra il vetro superiore venivano fatte scorrere orizzontalmente fino a esplorare e disegnare la mappa in tutta la sua notevole estensione.

Per garantire la precisione del lavoro sulla mappa originale era tracciata a matita una rete di quadrati da cm 5 di lato e sulla soprastante carta lucida la stessa serie di quadrati ma aventi però il lato di 20 cm cioè quattro volte più grande.

La scatola in legno era verticalmente divisa in due camere da un cartone di colore bianco contenente nel punto centrale l’obiettivo atto a proiettare sul piano del vetro l’immagine ingrandita e capovolta. La stessa immagine appariva diritta sul piano superiore della carta lucida la quale agiva come un vetro smerigliato.

La camera inferiore era fortemente illuminata da due lampadine la cui luce veniva riflessa sulla mappa originale dal soprastante cartone bianco. Come risulta dallo schema era facile lavorare sul piano superiore portando costantemente a coincidere ogni quadrato della mappa ingrandito esattamente a 20 cm con i quadrati campione tracciati in precedenza sulla mappa anch’essi proiettati sulla carta lucida ingranditi fino ad avere20 cm di lato. Questo procedimento garantiva la massima precisione del lavoro in quanto in ogni parte della mappa era verificata la scala definitiva del disegno. Si deve aggiungere che il piano intermedio di cartone con obbiettivo incorporato poteva scorrere verso l’alto e verso il basso allo scopo di regolare esattamente la scala definitiva del disegno. La stanza di lavoro era tenuta in penombra in modo da rendere ben evidenti le linee di confine della mappa proiettate sulla superficie inferiore della carta lucida restando ben visibili su quella superiore dove venivano ripassati a matita. E’ da precisare che quando il disegno originale da ingrandire ( come è accaduto nel caso in esame) è molto lungo, allora la scatola esterna in legno viene mantenuta sollevata dal piano del tavolo da disegno di un paio di millimetri inserendo ai quattro angoli una moneta, allo scopo di consentire di spostare il disegno man mano che procedeva il lavoro. In maniera del tutto analoga veniva fatta scorrere anche la carta lucida del disegno superiore

Tanto per farsi un’idea del lavoro da mè eseguito bisogna pensare che la tavola definitiva era nel complesso lunga nove metri essendo poi divisa in tre tavole ognuna da tre metri di lunghezza.

Ritengo che, una volta capito il funzionamento si riesca a osservare con discernimento la fotografia dell’apparecchio nel quale sono stati tolti oltre alla scatola periferica in legno anche il vetro superiore ed il cartone intermedio opportunamente forato per adattarsi all’obbiettivo. Cartone ed obbiettivo potevano facilmente essere spostati vero l’alto o il basso per regolare la scala del disegno definitivo.

Devo dire che questo apparecchio, a mio avviso molto fiunzionale nei tempi di cui si parla, io non ho avuto più occasione di usarlo essendo poi intervenuta la tecnica a colmare molte delle lacune di quei tempi. L’apparecchio ben protetto era stato messo ìn magazzino dove è rimasto decine d’anni per improvvisamente e casualmente capitarmi sotto gli occhi, In quel momento non ho potuto evitare di tirarlo fuori, fotografarlo e compilare, con molto entusiasmo, questo breve articolo che spero possa divertire qualche lettore soprattutto se appassionato di tecnica.

Vista frontale dell’ingranditore si notino le barrette inclinate che consentivano di spostare verticalmente il piano di cartone solidalmente con l’obbiettivo e restando sempre orizzontale