Nei tempi passati l’arrivo di ogni nuova stagione comportava, senza che nessuno se ne rendesse conto, il ritorno di quei passatempi che con essa avevano una qualche attinenza. Se risulta ovvio che i divertimenti sulla neve non potessero che essere praticati d’inverno ed altrettanto per i bagni nelle acque del Piave o del Tegorzo l’estate, la spiegazione dell’alternarsi degli altri mille giochi in periodi fissi anno per anno era data dall’abitudine inveterata e chiaro segno dell’alta qualità dei giochi stessi, di non trascurarne alcuno anzi di non vedere l’ora che si ristabilissero le condizioni favorevoli per il ritorno del successivo e ben noto passatempo.
Anche in questo settore risulta evidente la profonda trasformazione che è intervenuta negli ultimi 50 anni nel modo di vivere. Ai nostri giorni i giochi della gioventù non sono affatto ripetitivi e tanto meno tradizionali. Fatta eccezione per alcuni classici come gli scacchi od il tennis o qualche altro, che sono però praticati da una esigua minoranza, tutti i restanti passatempi e giochi cambiano nella sostanza e con una rapidità straordinaria a causa dell’incalzare della tecnica che fornisce prodotti sempre più sofisticati e destinati a sostituire i precedenti considerati definitivamente morti e quindi da dimenticare. Vanno per la maggiore i giochi elettronici sempre più complessi e, se vogliamo, più belli.
Se da un lato questo è un segno positivo di progresso tecnico, dall’altro rappresenta un pericolo per una gioventù costantemente indirizzata verso attività che non sono nè istruttive nè giovevoli per la salute ma solo fonte di guadagno per coloro che li gestiscono. Non era sicuramente così con i vecchi giochi tra i quali mi piace qui ricordarne alcuni per le loro caratteristiche davvero singolari ma anche per la semplicità che li caratterizzava e per la loro arguzia derivata da lunga tradizione. Ne risultava un assieme piacevole e altamente gratificante. Per capire come da queste ed altre cose semplici di cui si parlerà più avanti, potesse derivare una vita felice, riporto quì una significativa storiella raccontatami dalla Sig.ra Rago, mia maestra delle elementari.
Eccola.
Un giovane, a seguito della improvvisa morte del padre, si era trovato proprietario delle importanti aziende che questi aveva creato con passione e grande spirito di sacrificio. Cresciuto, come molta gioventù dei tempi moderni, nel benessere e memore della dura vita del genitore, egli decise di organizzare la sua vita in maniera totalmente diversa da quella paterna, pensò cioè di dedicarsi esclusivamente al divertimento. Vendute tutte le aziende, mise in atto il suo proposito godendo di tutto il godibile. Acquistò le più belle automobili, intraprese viaggi, crociere, assistette a spettacoli, praticò attivamente caccia, sport, frequentò le più belle donne, tutti i casinò; in poche parole soddisfece ogni suo desiderio riuscendo di volta in volta a trovare un nuovo modo per farlo. La sua immensa ricchezza gli consentiva questo ed altro. Trascorsi alcuni decenni di questa vita splendidamente dissoluta, cominciò però a provare noia. Non sussisteva nessun divertimento che egli non avesse già ripetutamente sperimentato fino al punto di non poterlo più tollerare. Arrivò a concludere che, avendo tutto provato e riprovato, non gli restava che por fine ad un’esistenza ormai completa e noiosa. Detto fatto acquistò una pistola, e stava per mettere in atto il suo insano proposito quando gli sovvenne una cosa curiosa. Egli, che aveva tutto avuto, non aveva mai visto il sole spuntare all’orizzonte. Rinviata all’indomani l’esecuzione, scelse una postazione elevata, adatta per ammirare un ampio panorama e vi si recò a notte fonda con l’intento di provare quest’ultima sensazione e quindi di farla finita con un colpo di pistola alla nuca. A questo punto la mia maestra si produceva in un’affascinante descrizione dello spettacolo di quell’aurora con tutte le gradazioni di colori che caratterizzarono il passaggio dal buio della notte alla luce intensa del sole che si spandeva per ogni dove. Il nostro personaggio, rimasto esterrefatto, affascinato da tanta bellezza, finì per dire: ma come, davanti a questa meraviglia c’è qualcuno al mondo che pensa di lasciarla suicidandosi! Non sarà mai!. Arrivò a capire che le cose veramente belle ed importanti non erano quelle vistose, roboanti e volgari che aveva vanamente inseguito per anni bensì quelle semplici, naturali come il sorgere del sole. Mi sembra che il significato della storiella sia chiaro: erano quelle le cose belle di cui, un tempo, era letteralmente costellata la vita ed erano quelle le cose di cui io ragazzo assieme agli altri miei coetanei e compaesani potevo allora godere.