Un’ attività che interessò la gioventù di allora è stata quella degli esperimenti basati sull’uso dell’energia elettrica cui ci siamo dedicati con grande entusiasmo per la novità che essa rappresentava.
Tra i pochi mezzi di cui noi giovanissimi potevamo disporre per costruire le prime apparecchiature come le elettrocalamite e quindi il il telegrafo, il telefono, la radio a galena ecc, ecc. ne citerò uno solo ma, per la sua originalità, atto a rappresentare degnamente la situazione.
Avendo bisogno di corrente elettrica a basso voltaggio avevamo imparato ad usare un normale bicchiere colmo d’acqua nella quale avevamo precedentemente sciolto una gran quantità di sale da cucina e chiuso superiormente con un coperchio di legno munito di due piccoli fori verticali. Inseriti in quest’ultimi due carboncini recuperati dalla demolizione di una normale pila e collegata la loro estremità superiore sporgente dal coperchio al cavo elettrico di alimentazione del nostro apparecchio, avevamo a nostra disposizione un vero e proprio trasformatore fatto in casa ma atto a ridurre il voltaggio della corrente di rete, allora pari a 125 Wolts, a qualsivoglia valore essendo sufficiente aumentare o diminuire il grado di immersione dei carboncini nell’acqua salata per avere rispettivamente un maggiore o minore voltaggio in uscita. L’operazione dava buoni risultati per un tempo piuttosto breve. Dopo un uso più o meno prolungato in funzione della potenza utilizzata, l’acqua si surriscaldava ed era necessario sospendere immediatamente l’esperimento per farla raffreddare, pena la sua ebollizione con risultati imprevedibili. Ciò non ci ha impedito di portare a termine interessanti esperimenti anzi ci ha indotto ad amare sempre di più questo genere di passatempo tanto da farci diventare, alcuni anni dopo, radioamatori con utilizzazione di apparecchi ricetrasmittenti anch’essi, come spiegherò nel seguente cap. 5.1.1, fatti in casa.