Quero liberata cambiò profondamente. Alla grande paura subentrò improvvisamente una grande contentezza, la speranza e poi la certezza che stavano per arrivare cose grandi. Gli americani portarono mille cose piacevoli alcune, come il pane bianco, la cioccolata, dimenticate per la lunga astinenza, altre totalmente nuove. Tra queste la nuova musica americana ( io restai affascinato da Glenn Miller) così diversa da quella “amore che fa rima con cuore” cui eravamo abituati. Venimmo a conoscenza di idee politiche totalmente diverse da quelle inculcateci dalla dittatura fascista.
Le truppe americane installarono il loro campo base nella piazza Marconi e subito familiarizzarono con noi giovani regalandoci ogni ben di Dio compresa un tipo di caramella che tentavamo invano di inghiottire: la gomma americana. Venimmo poi a conoscere la sua vera caratteristica per noi così strana.
Una curiosità. I servizi igienici della mia casa, posta nelle immediate vicinanze della piazza, allora quartier generale dei soldati, erano costituiti da un casottino in legno posto nel suo lato posteriore. La sua vicinanza con il muro dell’edificio creava una specie di accesso tortuoso che ne nascondeva l’apertura di entrata, priva di serramento di chiusura, alla vista di chi arrivava nel mentre sotto al pavimento di legno, munito di un foro centrale, si trovava un’ampia buca scavata nella terra e destinata ricevere tutti i rifiuti organici dì qualunque tipo, rifiuti che era abitudine riutilizzare per la concimazione dell’orto di casa, elemento questo dimostratosi essenziale per la nostra alimentazione durante la guerra.
Una delle regole di base cui doveva uniformarsi la vita in paese era, infatti, questa: nulla deve essere scartato, tutto, perfino i rifiuti, riutilizzato.
La cosa ridicola era rappresentata dal fatto che gli americani, così progrediti in molte cose, scelsero, quale servizio igienico di tutta la truppa di stanza nella piazza Marconi, proprio il descritto rudimentale locale in legno della mia casa adeguandosi, per il suo uso, alle nostre abitudini come ad esempio alla necessità, dovuta alla mancanza della porta, di tutelare la riservatezza con un “occupato” detto ad alta voce. E’ stata quella la volta buona, per la mia famiglia, di conoscere un tipo di carta totalmente sconosciuto: la carta igienica che gli americani posero nel locale in sostituzione dei vecchi giornali che tutti usavamo.
Curioso anche il sistema per segnalare alla truppa il percorso da seguire per raggiungere gli “straordinari” servizi igienici. Si trattava di un lungo nastro di stoffa bianca che dal centro dell’accampamento arrivava, legato da un albero all’altro, fino a dietro la mia casa dove era ubicato il servizio. Il nastro da me ricuperato quando gli americani ebbero lasciato Quero, sarà per anni ed anni utilizzato dalla mia mamma nella confezione, fatta con la macchina da cucire Singer fatta girare a mano, della biancheria personale della mia famiglia.